venerdì 20 dicembre 2013

COLTI IN CASTAGNA

Dal Cilento
COLTI IN CASTAGNA

La castagna, nell’antica civiltà contadina del Cilento veniva ampiamente degustata nelle più svariate maniere. “Le castagnelle”  sono i dolci più noti. Ma castagne si mangiavano anche bollite, ottime per i nonni che non avevano i denti…e nemmeno la dentiera, in casi estremi addirittura schiacciate con la forchetta. I bambini invece si divertivano a tagliare la bucce. Con le castagne si faceva anche un gioco tra i bambini. Ognuno lanciava la castagna di solito arrostita, con la buccia,  vicino al muro. Chi andava più vicino alla parete vinceva le altre, ma il gioco occupava intere ore ed i ragazzi si divertivano e talvolta si bisticciavano perché i conti non tornavano. Anche la torta di castagne è squisita. Molte  massaie di oggi, ancora  legate alla tradizione, per fare prima comperano la farina di castagna. Ma non è la stessa cosa. Ma una buona notizia per gli amanti della castagna è che un artigiano di Palinuro ha lanciato la birra di castagna. Una bevanda favolosa da un gusto eccezionale. Ma anche il miele di castagna del Cilento, che è più scuro degli altri, è una prelibatezza straordinaria. Uno veramente particolare per gusto  si produce in un’azienda agrituristica di Cicerale. Sarà ipercalorico e non consigliato ai diabetici, m provarlo almeno una volta nella vita non succede niente. La birra di castagna va bevuta ad un certa temperatura ed alla spina per gustarla in tutta la sua genuina fragranza. Costerà qualche euro in più ma, credetemi, ne vale la pena. Non farà la concorrenza ai vini del Cilento, tra i migliori del mondo, ma sarà una  prelibatezza quasi unica al mondo. E vi pare poco!!!

Catello Nastro


mercoledì 18 dicembre 2013

RELIGIONE E SUPERSTIZIONE

RELIGIONE E SUPERSTIZIONE


Ieri sera, seduto in poltrona davanti alla TV, mi è capitato di assistere ad un programma non di gossip televisivo, ma addirittura religioso. Un sacerdote della Chiesa Cattolica, presentando varie apparizioni della Madonnina in luoghi più disparati, vicino ad un Santuario, un edificio sacro dismesso, un quadrivio o una fontanella di acqua corrente pura, di montagna, ha affermato che la Madonna ama farsi vedere da persone semplici, senza cultura. Scrivo per difendere la cultura mia e degli altri che, come me hanno studiato, pensato e letto, non solo per puro divertimento ma anche per allargare le proprie conoscenze nei più svariati campi dello scibile umano. Cattolici per la maggior parte, di altre religioni pochissimi che comunque condividono ideali comuni pur partendo da religioni diverse. Fede, preghiera singola o collettiva, solidarietà, pensiero religioso e simpatia e stima verso personaggi della Chiesa cattolica. Naturalmente il mio scritto non tende a mettere in discussione grossi enigmi. Di uno solo sto trattando. La Madonna appare a persone semplici, che non hanno studiato. Contesto questo concetto nella maniera più categorica, ritenendolo solo un’affermazione di un prete di periferia in cerca di apparizioni…televisive. Personalmente Iddio non l’ho mai visto,  ma lo sento presente in ogni mia azione, in ogni mio scritto, in ogni mia conferenza o discussione al Centro Sociale per anziani di Agropoli. A questo punto penso il contrario di quanto affermato dal religioso suddetto. Cultura e religione sono elementi indissolubili della nostra esistenza. Mi sento un uomo colto, grazie a Dio che mi ha permesso di studiare, conseguire una laurea, dozzine di diplomi e attestati vari, in ogni parte d’Italia ed anche del mondo. Sono cattolico, forse non bigotto, ma credente. Anche nelle apparizioni…ma non certamente in quelle riservate agli analfabeti. L’operare nel campo della solidarietà umana, anche per oggetto persone di altra religione, è, a mio avviso, applicare appieno le parole del Vangelo. Buon Natale 2014 e  buona e serena vita a tutti!!!


Catello Nastro

domenica 15 dicembre 2013

incontri informatici senili

INCONTRI INFORMATICI SENILI

Il bello di internet non è solo quello di occupare il tempo libero – mi riferisco ad una grossa fetta di fruitori ultrasettantenni, come lo scrivente – ma anche quello di incontrare persone e luoghi che non si vedevano da decenni. Un mio alunno di una Scuola Media Statale in provincia di Torino, dopo alcuni decenni, si è ricordato del suo professore di lettere e mi ha spedito i saluti a mezzo e mail. Qualcun altro a mezzo  blog o Facebook. Alcuni addirittura tramite una telefonata, inaspettata, che mi riportava indietro di alcuni decenni. Si tratta di una cosa stupenda incontrare i propri ex alunni a distanza di trenta o quarant’anni fa. Unico merito è stato quello di aver dialogato apertamente con i propri discepoli. Non solo grammatica ma anche preparazione alla vita. Già allora, infatti, avevo capito che era più importante un inserimento sereno nella vita, che non una poesia imparata  memoria, spesso senza aver capito il suo contenuto. Sto parlando di ex alunni over quaranta che adesso hanno l’età dei miei figli. Affrontare la vita con serenità, il mondo dello studio o del lavoro, non come imposizione sociale coatta, ma come dovere di cittadino che aspira a mettere su famiglia e portare a casa un salario meritato col sudore della propria fronte. Vi posso assicurare, comunque, che ricevere una siffatta visita nel mio studio nel centro storico di Agropoli, nel Cilento, tra Paestum e Castellabate è una grossa soddisfazione, un immenso riconoscimento ad un vecchio professore.                    

Catello Nastro


sabato 14 dicembre 2013

. vigilia di  NATALE 2013

Tra pochi giorni il Santo Natale. Il panettone e lo spumante oramai sono alla portata di tutti. Anche di quelli che non lo possono comperare in offerta speciale al supermercato. Tanto ci sta sempre qualcuno che te lo regala. Personalmente preferisco un piatto di spaghetti coi lupini, frutti di mare che costano molto meno delle più richieste vongole. Il prezzemolo fresco non deve mancare perché rende la modesta pietanza più bella e ricca. Naturalmente stiamo parlando del pranzo o del cenone della vigilia di Natale. Tavola apparecchiata con la tovaglia artisticamente ed artigianalmente ricamata dalla nonna tanti anni fa e come centro tavola il peretto di vino. Non importa se bianco o rosso. Basta che sia fatto in casa da questo o quel parente. Dopo gli spaghetti coi lupini, poiché siamo in vigilia, si prosegue col pesce. Baccalà fritto o in tante altre maniere o una bella frittura di alici  appena pescate  dei mari del Cilento. Pane fatto in casa il giorno prima alla maniera antica, cotto nel forno a legna. Una passatina di casericotta di puro latte di capra e per finire dolci natalizi caratteristici del Cilento. I migliori, a mio avviso sono li scauratieddi che richiedono molta mano d opera  ma sono i migliori di tutta la gastronomia cilentana. Le aziende agrituristiche del loco fanno o gara a offrirfli buoni, secondo la tradizione, per prendere per la gola gli ospiti del Cilento nelle vacanza invernali o estive . Dei vini non me parliamo perché sono tra i migliori del mondo ed anche se volete entrare nel mondo dei superalcolici, vi consiglio la grappa di castagne della colline di Palinuro. E dopo la grappa il pranzo è finito. Mi sembra che basti anche per stomaci capienti. L’enogastronomia è uno dei tanti motivi per venire nel Cilento. Se qualcuno dovesse riscontrare il contrario faccia reclamo all’ufficio personale: catellonastro@gmail. com  oppure alla pagine di Catello Nastro su Facebook. Risposta garantita. Auguri e buon Natale a tutti ed anche felice anno nuovo 2014.


Catello Nastro anche a nome della Famiglia Cilentana

lunedì 9 dicembre 2013

CATEGORIE A  RISCHIO 
IN TEMPO DI RECESSIONE

Ci troviamo in pieno clima di recessione economica che investe tutti i settori lavorativi. Escludiamo il settore burocratico statale, quello politico o politicizzato:  stato, regioni, provincie, comuni  e via di seguito per andare a finire al settore privato per la produzione di beni e di servizi. Un vecchio motto così recitava: “ Quando l’acqua scarseggia, la papera non galleggia.” Già da alcuni mesi, per la verità, l’acqua sta scarseggiando e la papera rischia non di morire affogata, ma per la troppa siccità. Nel settore  della piccola impresa, commerciale o artigianale che sia, la situazione sta diventando drammatica. Molte piccole ed anche grandi imprese si trovano su un precipizio col rischio di cadere da un momento all’altro. Non scomodiamo la politica politicizzata, ma nel settore si è venuto a creare una caos tale da mettere in dubbio la resistenza di piccoli artigiani, commercianti ed imprenditori che alla fine del mese fanno salti mortali per pagare gli operai ma anche…le tasse. Naturalmente, sia ben chiaro che non sto avvalorando l’ipotesi di eliminare le tasse. Solo uno stato con un PIL rilevante lo potrebbe fare. Sia ben chiaro che chi scrive, nato durante la Seconda Guerra Mondiale, reduce delle battaglie studentesche del ’68 alla Federico II di Napoli, ha adeguata competenza storica essendo partito dall’artigianato, per confluire di poi alla Pubblica Istruzione. Un impiegato statale, insomma. Quando si superano i settanta anni, con una moglie, due figli e tre nipoti la visuale del futuro prossimo cambia colorazione. Da roseo diventa grigio. Creando un forte senso di colpevolezza per la scelta del lavoro dei figli e per il futuro dei nipoti. Certamente un tozzo di pane non manca mai, ma lavorare una vita per creare qualcosa nella quale credevi, si rimane con una mangiata di mosche in mano. La rassegnazione della terza età alle soglie dei tre quarti di secolo di vita: mai. Perseguire attività malavitose: mai. E poi delinquenti si nasce. Forse è grazie a costoro  e ad una cattiva gestione della cosa pubblica che il cielo si è annuvolato. Lo stato…un coacervo  insieme di personalità che se conoscono la penna ed il computer si sono dimenticati della zappa e del trattore. In tale maniera non si può avere una visione chiara sul processo evolutivo, o almeno stabile, di uno Stato con la esse maiuscola. A questo si aggiunge il gossip mediatico, quasi un cabaret  televisivo che crea maggiore confusione in un ambiente politico che più di politica si occupa di spettacolo televisivo. In conclusione…Molti imprenditori hanno deciso di farla finita rifiutando un mondo di merda umana, arrogante e strafottente. Quei pochi onorevoli, di nome e di fatto, sovente vengono zittiti con lusinghe o con minacce. Il prodotto interno è diminuito, di conseguenza i consumi sono diminuiti. L’unico ad essere aumentato è il numero dei suicidi. Gente che ha perso la fiducia in se stesso e nelle istituzioni. Per condire questa indigesta pietanza, una grattata di suicidi, un pizzico di camorra, due foglioline di strozzinaggio ed una spruzzata di malavita organizzata. Quo vadis??? Non lo so. Lascio al lettore le riflessioni  più importanti…


Catello Nastro 

giovedì 28 novembre 2013

BUONI E CATTIVI

BUONI  E CATTIVI

Si più essere belli dentro e fuori e buoni e cattivi dentro e fuori. In questo doppio dualismo si comprende la morale, la religione, la solidarietà, la tendenza verso il bene o verso il male, la lode a Dio e la bestemmia. Un grosso guazzabuglio dovuto ad una cattiva informazione dei mass media e, lasciatemelo dire, molto spesso alla famiglia, alla scuola, alla comunità nella quale si vive. “ “Chi pecura se face lu lupo se la magna.” Ed il lupo, cioè il cattivo, ha aguzzato la sua voracità approfittando dei recenti mezzi di comunicazione, come la TV, internet e similari ancora più sofisticati. Prendiamo ad esempio internet. Troviamo scritti che inneggiano alla pace cosmica, incluso la casa nostra, ed altri che non solo inneggiano alla violenza, ma trovano strade ripide e tortuose per evidenziare tutta lo loro cattiveria e malvagità anche verso esseri indifesi: minori, disabili, malati, anziani extracomunitari ed emarginati. Si sono creati due opposti eserciti, schierati uno di fronte all’altro e per di più muniti di armi e mezzi tecnologicamente avanzati che usano senza discriminazione. Quando l’oggetto di questa violenza è un bambino, un disabile, un degente, un anziano, un invalido, il reato subìto da queste categorie deboli, indifese ed a rischio, diventa di una gravità maggiore. L’essere cosiddetto “umano” forse perché lo tiene nel DNA, o forse perché cattive frequentazioni lo hanno spinto ad una metamorfosi morale, spesso diventa cattivo. Il fatto curioso che tale individuo faccia parte di una comunità di esseri cosiddetti umani, che non conoscono la morale e quando la conoscono si rifiutano di accettarla e praticarla  ci deve far riflettere. Molti programmi televisivi propinano programmi non solo non educativi, ma immorali. Non parliamo poi di internet…Ci sta gente che ne fa un ottimo uso e gente, in particolare modo giovani, che ne fa cattivo uso. Le leggi in merito ci sono…ma chi le applica…chi le fa applicare??? Molto spesso il buono diventa più buono ed il cattivo più cattivo. E qui non si tratta dell’assalto al forno di manzoniana reminiscenza. Si tratta di esternazioni di menti cattive o quanto meno malate. In una società civile come la nostra esistono della associazioni di solidarietà umana, come la Caritas, ad esempio, dove un tozzo di pane per sfamare qualcuno non manca mai. Ma esiste anche una società di un livello superiore (secondo loro) che si crede padrona della dignità dell’altro, dell’esercizio di funzioni statali, regionali, comunali, imprenditoriali e, raggruppando la cerchia, anche morale ed operando al di sopra della legge in vigore e della comune morale civile. Ritorniamo al binomio, già ampiamente dallo scrivente trattato, di diritti e doveri, impegno sociale e morale, appartenenza politica come impegno per diritti umani collettivi legali per pochi ed illegali per molti  che vivono ai margini di una socità umana che spesso umana non è.  A questo punto potrei fare un lungo elenco di attività produttive etiche, altre illecite, altre addirittura ai margini della legalità. Atte solo ad arricchire i ricchi e sfruttare i poveri. Unico contrappeso leggi eque, solidarietà. Oculata e controllata amministrazione della cosa pubblica. Il libro della parità dei diritti sempre aperto e consultabile, una coscienza bella uno spirito non brutto. I cicli ed i ricicli di Vichiana  reminiscenza, a distanza di anni ritornano.

Catello Nastro
(28 novembre 2013)


mercoledì 27 novembre 2013

SCRIVERE OGGI

SCRIVERE OGGI

Tralasciamo i vecchi detti che la scrittura è comunicazione, cultura, istruzione, propaganda, comunicazione, costruzioni di alti ed altri edifici virtuali. Tralasciamo il vecchio motto che la lettura, del quotidiano, della rivista specializzata o dei testi in libreria, se escludiamo, in parte quelli scolastici, e consideriamo la lettura come informazione (non sempre obiettiva) di eventi sportivi, politici, sociali o di vita mondana ( il cosiddetto gossip). Tralasciamo anche di parlare della scrittura in genere. A partire dagli ideogramma egizi, i geroglifici, il greco, il latino e poi l’italiano, per condurre e concludere l’itinerario col computer, internet, palmari ed altri figli della moderna tecnologia. Quando incominciai a scrivere ( le lettere dell’alfabeto di nostra lingua), usavo il pennino Cavallotti che mi è rimasto, nel tempo, il più simpatico proprio per il suo nome. Allora usavo la penna composta da un cilindretto di legno “lu’ spruocculo) colorato in rosa per le femmine ed in azzurro per i maschietti. Col tempo non si capiva più il colore. Sto parlando di circa settant’anni fa, quando imperversava il Secondo Conflitto mondiale. La stilografica ebbe diffusione solo dopo il 1950 ed era riservata ai figli di papà perché costava molto. Adesso si parla di banco da scuola provvisto di computer, con tastiera, video ed internet per spedire alla maestra, distante tre o quattro metri) il compito scritto su supporto informatico Arial 16 perché la maestra, pur essendo giovane non ci vede tanto bene. La scuola, a mio avviso (non perché nel secolo scorso ho fatto il professore) è il secondo istituto educativo dopo la famiglia. La vita e la coscienza completano l’opera. Scrivere, con qualsiasi tecnica, importante per far girare le proprie idee. In periodo elettorale fanno girare altre cose facilmente intuibili. Scrivere, ma anche leggere. Dall’articolo sportivo alla poesia. Il libro fa riflettere la TV nò. E forse è così. Qualche pessimista ( o ottimista) ha detto che ci sono più scrittori che lettori. E questo, a mio avviso, è un fatto molto positivo per una società in rapida evoluzione ( o involuzione per i pessimisti). Forse un giorno le librerie scompariranno. Come il vecchio, romantico pennino Cavallotti che la prima volta, con mano tremante, scrisse alla compagna di classe, seduta al secondo banco a sinistra il messaggio “Ti amo”.


Catello Nastro

giovedì 21 novembre 2013

UNA ITALIA MIGLIORE

UN’ ITALIA MIGLIORE

Vulimme fa’ un’Italia migliore,
simme tutte d’accordo, sissignore.
Ma ‘a primma cosa che s’ha da fa’
è ca cchiù nisciuno adda arrubba.
Acca’ se fotteno ‘e sorde acchiù belle
cumme si fossero caramelle
e nuje ‘e tasse hamma pajà
pure quanno jammo a cacà.
Accà ce sta ggente ca viaggia
cu’ ‘na putente Maserati
e puverielli ca’ nun ponno viaggià
manco ‘ngopp’à ‘na bicicletta scassata.
Nunn’arrubbate assaje milioni,
ca po’ è purtate nell’aute nazzione.
Accà ‘nge sta ggente ca’ po’ magnà
ogne jurno ‘o prezzioso caviale
e chi s’adda accuntentà e ‘na cora ‘e maiale.
Penzatece bbuono: l’Italia è ‘na nazzione
ca’ ‘e civiltà ha dato lezzione.
E mo’ nunn’è ditto
ca’ pe’ ‘na massa e fetienti
‘nge sta chi è ricco
e chi nun tene niente.
Catello Nastro




UN'ITALIA MIGLIORE

UN’ ITALIA MIGLIORE


Vulimme fa’ un’Italia migliore,
simme tutte d’accordo, sissignore.
Ma ‘a primma cosa che s’ha da fa’
è ca cchiù nisciuno adda arrubba.
Acca’ se fotteno ‘e sorde acchiù belle
cumme si fossero caramelle
e nuje ‘e tasse hamma pajà
pure quanno jammo a cacà.
Accà ce sta ggente ca viaggia
cu’ ‘na putente Maserati
e puverielli ca’ nun ponno viaggià
manco ‘ngopp’à ‘na bicicletta scassata.
Nunn’arrubbate assaje milioni,
ca po’ è purtate nell’aute nazzione.
Accà ‘nge sta ggente ca’ po’ magnà
ogne jurno ‘o prezzioso caviale
e chi s’adda accuntentà e ‘na cora ‘e maiale.
Penzatece bbuono: l’Italia è ‘na nazzione
ca’ ‘e civiltà ha dato lezzione.
E mo’ nunn’è ditto
ca’ pe’ ‘na massa e fetienti
‘nge sta chi è ricco
e chi nun tene niente.

Catello Nastro




lunedì 18 novembre 2013

SENI COSENI E TANGENTI

SENI COSENI E TANGENTI



Non parliamo di geometria e matematica in genere per i seguenti motivi:
1)   Al Liceo classico, situato proprio sul porto di Agropoli, dove adesso sorge un importante Museo del mare  ed una sala convegni ed eventi culturali che il paese sognava da anni, lo scrivente  conseguiva,” illo tempore”,frequentando il Liceo Classico, discreti risultati nelle materie letterarie.
2)   In matematica, al contrario, i risultati erano del tutto negativi. Ma sommando i risultati delle varie materie, conseguì la maturità classica a stento, ma senza raccomandazioni.
3)   Imparò, comunque, a distinguere un cerchio da un quadrato, ma un quiz importante, a oltre mezzo secolo di distanza è rimasto ed è ancora  insoluto. Che cacchio sono seni, coseni e tangenti.
4)   All’età di tre quarti di secolo, sforzandosi con la memoria  defraudata non da Gennarino ‘o mariuolo”, ma da un nobile inglese, Mister Parkinson, che con Napoli non c’entra proprio e…poi non è stato nemmeno invitato, è giunto alla seguente conclusioni:
5)   I seni, sono le zizze normali che tutte le donne hanno ( chi più grande chi più piccole, le tangenti sono quelle che bisogna pagare per conseguire un  illecito guadagno a danno di tutta la collettività civile.
6)   I coseni sono i seni al silicone.
Seni, coseni e tangenti trovano ampio spazio televisivo. Non ci sta programma televisivo  che non faccia vedere donne scollacciate con seni artificiali ( al silicone, da cui co-seni),che non parli di tangenti presi di questo o da quello, creando una confusione di carattere matematico come quella che avevo io quasi sessanta anni fa. A questo punto il solito lettore pignolo potrà chiedersi “ Ma questo dove vuole arrivare???” Ebbene una volta capito cosa sono i seni, una volta capito cosa sono le tangenti, rimane da approfondire sui coseni. Anche essi sono gonfiati come certi appalti, anche essi sono soggetti a tangenti, anche essi succhiano il sangue del popolo che lavora e che produce, nelle piccole e medie imprese, che ancora riescono a mantenersi a galla in un mare inquinato  da liquami politici e pesticidi da sottobosco…


Catello Nastro  

venerdì 15 novembre 2013

il mestiere di vivere

IL MESTIERE DI VIVERE

Imparare a vivere lo si fa in un contesto sociale, collettivo, nel quale ognuno mette la sua porzione positiva o negativa. Quelle che noi volgarmente chiamiamo “brutte esperienze”, sono, per la nostra esistenza umana , utili proprio perché ci aiutano a discernere il bene dal male, il positivo dal negativo, il contributo al progresso o al regresso sociale. Per non parlare poi di quello politico , inteso alla maniera del “cives romanus” di antica memoria storica che va, comunque, giudicato secondo la cronologia storica. Sono passati più di due millenni e la visualizzazione deve essere fatta con dati recenti. I “clientes” erano gente che si vendeva per un tozzo di pane ad una parte politica o all’altra. Oggi, a distanza di due millenni, il tozzo di panne si è trasformato in tangente, pizzo, mazzetta, corruzione che non è un fatto recente ma risale addirittura alla “Roma caput mundi”. Non lo so se questo titolo si può ancora esternare, ma fatto sta che i tempi sono cambiati ma, purtroppo, non è cambiata la gestione della cosa pubblica. . Progresso storico??? Ma quale…Quello degli attori o quello degli spettatori? L’Italia, come molti altri stati non solo europei sta affrontando una crisi profonda. Gli addetti ai lavori, senza distinzione di classe o di partito, fanno fatica a portare avanti il dialogo politico inquinato da programmi televisivi o mass media in genere che non conoscono cosa significhi obiettività, anche se, ai nostri giorni il problema è diventato più difficile. In conclusione: non votare il candidato che vi ha fatto un piacere facendo un dispiacere ad un altro. Domani potrebbe avvenire il contrario con grave danno sia per le vostre convinzioni politiche sia per la vostra coscienza. Ma alle prossime votazione chi votare. Non posso rispondervi. Perché non lo so nemmeno io.


Catello Nastro

lunedì 11 novembre 2013

CCHIU' 'E RIACIANNE

CCHIU’  ‘ E RIECIANNE

Songo cchiù ‘e ricianne
ca’ navigo ‘ngoppa interette,
 ma nunn’ho saccio cchiù
pe’ ‘nu futuro ggià arrivato,
proprio comme se mette.
‘A memoria d’ò compiuterre è bbona assaje:
mai ch’avesse rifiutato
‘na recensione o ‘na poesia mia:
sia in italiano, oppure in cilentano
o nel nobbilo  dialetto napulitano.
Aggià n’aggio cagnate ‘na ricina
‘e chist’aggeggi ca’ fanno ‘o munno cchiù vicino.
Ma ‘o computerre se po’ cagnà,
ma ‘nu cerviello viecchio e cunzumato
cu’ tutt’à tecnologia che sta qui,
disgraziatamente nun se po’ sostituì.
‘Nge vulesse ‘nu tecnico speciale
pe’ cagnà a situazione, cioè ‘o Pataterno.
Ma chillo aggià è impignato
cu’ Grillo E Berluscone,
e certamente nun po’ penzà a me,
ca’ songo ‘nu bravo guaglione.
Aggia tirà annanze cumm’à ‘nu ciuccio pa’ sagliuta,
e m’aggia accuntentà ‘e fa ‘nu pass a vota,
cercanno ‘e nun care’ dint’à scarpata,
speranno nel mondo divino,
‘e ripurtà dduje sacche ‘e grano d’o mulino.

Catello Nastro


CCHIU' 'E EIECIANNE

CCHIU’  ‘ E RIECIANNE

Songo cchiù ‘e ricianne
ca’ navigo ‘ngoppa interette,
 ma nunn’ho saccio cchiù
pe’ ‘nu futuro ggià arrivato,
proprio comme se mette.
‘A memoria d’ò compiuterre è bbona assaje:
mai ch’avesse rifiutato
‘na recensione o ‘na poesia mia:
sia in italiano, oppure in cilentano
o nel nobbilo  dialetto napulitano.
Aggià n’aggio cagnate ‘na ricina
‘e chist’aggeggi ca’ fanno ‘o munno cchiù vicino.
Ma ‘o computerre se po’ cagnà,
ma ‘nu cerviello viecchio e cunzumato
cu’ tutt’à tecnologia che sta qui,
disgraziatamente nun se po’ sostituì.
‘Nge vulesse ‘nu tecnico speciale
pe’ cagnà a situazione, cioè ‘o Pataterno.
Ma chillo aggià è impignato
cu’ Grillo E Berluscone,
e certamente nun po’ penzà a me,
ca’ songo ‘nu bravo guaglione.
Aggia tirà annanze cumm’à ‘nu ciuccio pa’ sagliuta,
e m’aggia accuntentà ‘e fa ‘nu pass a vota,
cercanno ‘e nun care’ dint’à scarpata,
speranno nel mondo divino,
‘e ripurtà dduje sacche ‘e grano d’o mulino.

Catello Nastro


domenica 10 novembre 2013

CHIU' 'E RIECIANNE

CCHIU’  ‘ E RIECIANNE

Songo cchiù ‘e ricianne
ca’ navigo ‘ngoppa interette,
 ma nunn’ho saccio cchiù
pe’ ‘nu futuro ggià arrivato,
proprio comme se mette.
‘A memoria d’ò compiuterre è bbona assaje:
mai ch’avesse rifiutato
‘na recensione o ‘na poesia mia:
sia in italiano, oppure in cilentano
o nel nobbilo  dialetto napolitano.
Aggià n’aggio cagnate ‘na ricina
‘e chist’aggeggi ca’ fanno ‘o munno cchiù vicino.
Ma ‘o computerre se po’ cagnà,
ma ‘nu cerviello viecchio e cunzumato
cu’ tutt’à tecnologia che sta qui,
disgraziatamente nun se po’ sostituì.
‘Nge vulesse ‘nu tecnico speciale
pe’ cagnà a situazione, cioè ‘o Pataterno.
Ma chillo aggià è impignato
cu’ Grillo E Berluscone,
e certamente nun po’ penzà a me,
ca’ songo ‘nu bravo guaglione.
Aggia tirà annanze cumm’à ‘nu ciuccio pa’ sagliuta,
e m’aggia accuntentà ‘e fa ‘nu pass a vota,
cercanno ‘e nun care’ dint’à scarpata,
‘e ripurtà dduje sacche ‘e grano d’o muli
speranno nel mondo divino,no.


Catello Nastro

Chiù 'e rircianne

CCHIU’  ‘ E RIECIANNE

Songo cchiù ‘e ricianne
ca’ navigo ‘ngoppa interette,
 ma nunn’ho saccio cchiù
pe’ ‘nu futuro ggià arrivato,
proprio comme se mette.
‘A memoria d’ò compiuterre è bbona assaje:
mai ch’avesse rifiutato
‘na recensione o ‘na poesia mia:
sia in italiano, oppure in cilentano
o nel nobbilo  dialetto napolitano.
Aggià n’aggio cagnate ‘na ricina
‘e chist’aggeggi ca’ fanno ‘o munno cchiù vicino.
Ma ‘o computerre se po’ cagnà,
ma ‘nu cerviello viecchio e cunzumato
cu’ tutt’à tecnologia che sta qui,
disgraziatamente nun se po’ sostituì.
‘Nge vulesse ‘nu tecnico speciale
pe’ cagnà a situazione, cioè ‘o Pataterno.
Ma chillo aggià è impignato
cu’ Grillo E Berluscone,
e certamente nun po’ penzà a me,
ca’ songo ‘nu bravo guaglione.
Aggia tirà annanze cumm’à ‘nu ciuccio pa’ sagliuta,
e m’aggia accuntentà ‘e fa ‘nu pass a vota,
cercanno ‘e nun care’ dint’à scarpata,
speranno nel mondo divino,
‘e ripurtà dduje sacche ‘e grano d’o mulino.


Catello Nastro

venerdì 8 novembre 2013

'A VAVOSA

‘A VAVOSA

A vavosa è cumm’a
‘na maruzza senza guscio
e sulo a vedè ‘ngppa ‘nzalata
st’animale curnuto e muscio
ca’ quanno cammina
va crianno ca’ bava ‘nu struscio,
 te passa ‘a voglia ‘e cundì ‘a ‘nzalata
e te circhi n’ata purtata.
Ma ‘na cosa ara sape’.
‘A  vavosa è nata dint’à n’ uorto
senza cose chimiche o diossina,
o  scareche ‘e munnezza
chiene ‘e sustanze velenose
cu’ tutt’e diserbanti ogne  matina.
Pirciò nun fa ‘a schizzinosa
quanno vaje ‘o mercato.
addò’  ‘nge sta a vavosa
vuol dire sulamente ca è genuina
e t’ha può  magnà sera e matino.

Catello Nastro


giovedì 7 novembre 2013

'A MORTE

‘A MORTE

Quanno si arriventato viecchio
e primma o poi ara schiattà,
t’addummanne spisso
si è meglio ‘na morte e subbetto
o pure ca’ sofferenza
‘nu poco ‘e tiempo
e’ sta’ aspettà.

Certamnte ‘e ccose ca può affa’
songo veramente poche,
,tanto tutt’è deciso
 e niente se po’ modificà,
pirciò è propeto inutilo
ca’ staje a ‘nge penza’.
Ma quanno t’appresiente
annanz’isso, ‘o Pataterno,
è stato aggia’ diciso si ara j’
‘mparaviso oppure all’imberno.
E propeto inutilo
c’allucchi e te rispieri,
 ca chesta è ‘na corta  giusta
 c’à ggente onesta o fiera
è giudicata  in buona maniera,
mentre chilli ch’hanno campato
disonestamente, hanna j’ tra e malamente,
anime chiaviche e fetente,
ch’ hanno campato co’ ‘o surore ell’ati
e certi vvote hanno pure arrubbato.
Pirciò, cari lettori ‘o prublema  nunn’è murì.
Nonostante la scienza,
ma è  sulamente  ‘e mmurì cu’ na pulita  cuscienza.


Catello Nastro

sabato 2 novembre 2013

2 NOVEMBRE 2013

2 NOVEMBRE 2013

Anche io, come tanti altri, sono stato al cimitero per una visita ai Defunti. Erano tutti lì, presenti, al saluto ed alla preghiera dei viventi. Amici di vecchia data coi quali abbiamo condiviso cene frugali, con vino del Cilento che scorreva a fiumi, fiasco dopo fiasco. Pierino, Alberto, Padre Giacomo, zi’ Emilio, Gianni, volato in Paradiso durante una partita a tressette con gli amici nel mio studio nel centro storico di Agropoli e tanti, tanti altri di cui mi sfugge il nome, un poco per il Parkinson, un poco perché è passato tanto tempo, un poco perché i miei amici sono stati e sono ancora tanti. Penso che l’amicizia sia un sentimento sociale disinteressato. Basta avere una comunione di intenti durante l’esistenza terrena, degli interessi spirituali in comune, che il legame tra il mondo terreno e quello dell’aldilà abbandona il suo confine, abbatte le sue barriere, rafforza il ricordo dei defunti ed essi continuano a vivere, come una volta, in mezzo a noi che amavamo trascorrere le nostre serate nella mia casa di campagna con una cena  frugale ed un coro di voci, accompagnato da chitarre e mandolini, che si protraeva talvolta fino a tarda notte. Allora si suonava e si cantava non per soldi, ma per fare qualcosa per noi e per quelli che ci ascoltavano compiaciuti per le nostre talvolta estemporanee esibizioni, Passando in rassegna i vari filari al cimitero di Agropoli si potevano incontrare persone richiamate dal Signore, conosciute anche pochi anni prima e viste addirittura pochi giorni prima. Ed allora veniva in mente la Fede Cristiana, il Padre di tutti che spalanca le porte a coloro che hanno speso bene la loro miserabile esistenza terrena, rispettando i Comandamenti e la legge umana sovente bistrattata da esseri cosiddetti umani che hanno perso il senso della ragione cristiana, della solidarietà, dell’amore verso Dio, la famiglia e la società. Riflettere sulla pochezza umana e sull’amore verso il prossimo è uno dei motivi che ci aiuta a vivere aiutando il prossimo anche con un sorriso, anche se di religione e credo diverso. Solo in questo caso ci possiamo chiamare fratelli.


Catello Nastro

2 NOVEMBRE 2013

2 NOVEMBRE 2013


Anche io, come tanti altri, sono stato al cimitero per una visita ai Defunti. Erano tutti lì, presenti, al saluto ed alla preghiera dei viventi. Amici di vecchia data coi quali abbiamo condiviso cene frugali, con vino del Cilento che scorreva a fiumi, fiasco dopo fiasco. Pierino, Alberto, Padre Giacomo, zi’ Emilio, Gianni, volato in Paradiso durante una partita a tressette con gli amici nel mio studio nel centro storico di Agropoli e tanti, tanti altri di cui mi sfugge il nome, un poco per il Parkinson, un poco perché è passato tanto tempo, un poco perché i miei amici sono stati e sono ancora tanti. Penso che l’amicizia sia un sentimento sociale disinteressato. Basta avere una comunione di intenti durante l’esistenza terrena, degli interessi spirituali in comune, che il legame tra il mondo terreno e quello dell’aldilà abbandona il suo confine, abbatte le sue barriere, rafforza il ricordo dei defunti ed essi continuano a vivere, come una volta, in mezzo a noi che amavamo trascorrere le nostre serate nella mia casa d2 NOVEMBRE 2013

Anche io, come tanti altri, sono stato al cimitero per una visita ai Defunti. Erano tutti lì, presenti, al saluto ed alla preghiera dei viventi. Amici di vecchia data coi quali abbiamo condiviso cene frugali, con vino del Cilento che scorreva a fiumi, fiasco dopo fiasco. Pierino, Alberto, Padre Giacomo, zi’ Emilio, Gianni, volato in Paradiso durante una partita a tressette con gli amici nel mio studio nel centro storico di Agropoli e tanti, tanti altri di cui mi sfugge il nome, un poco per il Parkinson, un poco perché è passato tanto tempo, un poco perché i miei amici sono stati e sono ancora tanti. Penso che l’amicizia sia un sentimento sociale disinteressato. Basta avere una comunione di intenti durante l’esistenza terrena, degli interessi spirituali in comune, che il legame tra il mondo terreno e quello dell’aldilà abbandona il suo confine, abbatte le sue barriere, rafforza il ricordo dei defunti ed essi continuano a vivere, come una volta, in mezzo a noi che amavamo trascorrere le nostre serate nella mia casa di campagna con una cena  frugale ed un coro di voci, accompagnato da chitarre e mandolini, che si protraeva talvolta fino a tarda notte. Allora si suonava e si cantava non per soldi, ma per fare qualcosa per noi e per quelli che ci ascoltavano compiaciuti per le nostre talvolta estemporanee esibizioni, Passando in rassegna i vari filari al cimitero di Agropoli si potevano incontrare persone richiamate dal Signore, conosciute anche pochi anni prima e viste addirittura pochi giorni prima. Ed allora veniva in mente la Fede Cristiana, il Padre di tutti che spalanca le porte a coloro che hanno speso bene la loro miserabile esistenza terrena, rispettando i Comandamenti e la legge umana sovente bistrattata da esseri cosiddetti umani che hanno perso il senso della ragione cristiana, della solidarietà, dell’amore verso Dio, la famiglia e la società. Riflettere sulla pochezza umana e sull’amore verso il prossimo è uno dei motivi che ci aiuta a vivere aiutando il prossimo anche con un sorriso, anche se di religione e credo diverso. Solo in questo caso ci possiamo chiamare fratelli.

Catello Nastroi campagna con una cena  frugale ed un coro di voci, accompagnato da chitarre e mandolini, che si protraeva talvolta fino a tarda notte. Allora si suonava e si cantava non per soldi, ma per fare qualcosa per noi e per quelli che ci ascoltavano compiaciuti per le nostre talvolta estemporanee esibizioni, Passando in rassegna i vari filari al cimitero di Agropoli si potevano incontrare persone richiamate dal Signore, conosciute anche pochi anni prima e viste addirittura pochi giorni prima. Ed allora veniva in mente la Fede Cristiana, il Padre di tutti che spalanca le porte a coloro che hanno speso bene la loro miserabile esistenza terrena, rispettando i Comandamenti e la legge umana sovente bistrattata da esseri cosiddetti umani che hanno perso il senso della ragione cristiana, della solidarietà, dell’amore verso Dio, la famiglia e la società. Riflettere sulla pochezza umana e sull’amore verso il prossimo è uno dei motivi che ci aiuta a vivere aiutando il prossimo anche con un sorriso, anche se di religione e credo diverso. Solo in questo caso ci possiamo chiamare fratelli.


Catello Nastro

domenica 27 ottobre 2013

RELIGIONE. TRA SPRECO E SOLIDARIETA'

RELIGIONE: 

TRA SPRECO E SOLIDARIETA’


Sono – e lo sono sempre stato – un cattolico. Credo in Dio e spesso le mie preghiere e le mie riflessioni sulla Fede sono in dialetto napoletano. La Fede è universale come universale è – o meglio dovrebbe essere, - la Fede nelle sue varie sfaccettature. In un paese che ospita e da lavoro a migliaia di stranieri ( che brutta parola!!!) che hanno trovato rifugio, politico o sociale, o solamente economico, nella nostra penisola. Parlo di entità geografica e non certamente politica altrimenti bisognerebbe iniziare una diatriba di ordine partitistico , razziale e massimamente religioso. Quattro ottobre 2013, festa di San Francesco, il Santo dei poveri, nel paese nel quale vivo, Agropoli, in provincia di Salerno, tra Paestum e Palinuro,  da oltre mezzo secolo e dove nella stupenda baia di Trentova si ospita lo scoglio dal quale San Francesco predicò ai pesci perché la popolazione del posto non volle ascoltarlo. Storia o leggenda? Chi lo sa…Un evento drammatico si verifica in mare di Sicilia. Una barca di emigranti in Italia. Muoiono centinaia di persone: giovani, donne e bambini. Il Papa Francesco indice il lutto nazionale. Ma alla processione del Santo dei poveri per il paese ci sta tanto di banda musicale per rallegrare la processione . Ma non  basta. A mezzanotte i fuochi artificiali, costati migliaia di euro. per rallegrare gli abitanti del posto, inquinare il mare, terrorizzare cani ed altri animali, svegliare i bambini dal sonno. Nei fondi-offerte dei fedeli si trovavano anche i miei miserabili cinque euro erogati e sottratti alla mia pensione di ex impiegato statale.  Sia ben chiaro che, al momento del modesto contributo non prevedevo un dramma umano di tali proporzioni. Anche Sua Santità, Papa Francesco, aveva sottolineato più volte il dramma e la possibilità di alleviare le pene di quei poveri disgraziati riusciti a sopravvivere ad un “incidente” casuale, ma non troppo. Un grosso pasticcio da coinvolgere emigranti in cerca di fortuna, disperati del mare alla ricerca di un lavoro anche umiliante, pur di garantire il sostentamento o almeno la sopravvivenza del nucleo familiare. Sia ben chiaro che non c’è l’ho contro il comitato festa, che non ha fatto altro che seguire una prassi, un rito che già da anni non condivido. Quando insegnavo a San Francesco al Campo, in provincia di Torino, dopo la processione, non si sparavano i botti anche perché ci trovavamo sotto la pista di decollo dell’aeroporto di Caselle, ed i fuochi artificiali potevano ostacolare il traffico aereo o addirittura danneggiarlo. Una balera sulla piazza, il liscio, ed infine panini con salsiccia e vino “ad libidum” per tutti i partecipanti. Sparare i fuochi artificiali sulla spiaggia della marina, non è salutare per i pesci (specialmente i fuochi al fosforo)e i pipedi esseri umani. Significa solo inquinare l’aria, il mare, terrorizzare cani, non far dormire i bambini e svegliare gli anziani che vogliono dormire. Inoltre i fondi potrebbero essere destinati per altri scopi nel mondo della solidarietà umana. E ce ne sono, ve lo posso garantire. Aiutare il prossimo significa anche questo. Ed aiutare il prossimo è un’opera cristiana voluta da Cristo, da San Francesco e da Papa Francesco. Meditate, gente. Meditate!!!


Catello Nastro

lunedì 14 ottobre 2013

MISTER PARKINSON

MISTER PARKINSON

Nella mia vita ho incontrato barriere insormontabili rappresentate da persone o cose che stavano in netta contraddizione con la mia teoria dell’esistenza umana. Le battaglie  combattute sono state molte: contro nemici inesistenti, come  Don Chisciotte  contro i mulini a vento, come il bambino vittima delle favole del terrore che gli venivano propinate da avi ignoranti ed un poco stronzi. Avvicinandoci ai tre quarti di secolo tutti questi mostri passano in secondo piano. Vengono a lasciare ai nuovi mostri della cosiddetta terza età. Pinocchio, Cenerentola ed il Principe Azzurro se ne vanno  in pensione, mentre arrivano dalle nazioni straniere i nuovi mostri. Ultimo arrivato un nuovo mostro, forse preveniente dalla Britannia, che si chiama Parkinson. Certamente non è un nobile. Ci mancasse pure… Esso si impadronisce, come un immondo virus informatico, dei dati del nostro cervello, acquisiti in oltre settanta anni di ricerca, studio e conoscenze e li cancella a tal punto da farci dimenticare di comperare il pane quotidiano come ordinato dalla consorte, numeri di telefono, indirizzi di amici e parenti, portare nel portafogli i dieci euro per fare la spesa. Quando vedi un amico rivisto magari dopo venti anni e non lo riconosci, magari è giustificabile, ma quando questo amico il giorno dopo ti saluta e tu magari rispondi senza averlo riconosciuto, il problema diventa serio. Sia ben chiaro che ognuno di noi, arrivato ai tre quarti di secolo, di vicissitudini  ne ha passate parecchie, ma il nemico sopracitato diventa così subdolo da ferirti, cioè da farti fare delle magre figure con gli amici. Non si tratta di essere diventato uno smemorato di Collegno, oppure un diversamente abile nella conoscenza, specialmente quando ti trovi di fronte a delle persone, magari di storica antipatia che più volte ti annotano:” Possibile mai che non ti ricordi di me???”. Magari fosse una  bella donna sarebbe stata memorizzata anche con antivirus. Ma il tizio conosciuto magari alla sagra della porchetta di dieci anni fa, in un paese interno e collinare del Cilento, nel frastuono della banda musicale ed in mezzo a duemila persone affamate prima del pasto o ubriache di vino primitivo dopo, non può pretendere di essere riconosciuto, proprio perché Mr Parkinson consente la conoscenza solo entro certi limiti. L’essere umano è imprevedibile, come il suo futuro e la gestione delle sue azioni anche nella terza età. Sorretto dalla Fede e dalla Ragione deve combattere contro questo subdolo nemico. Per riconoscere la propria presenza cristiana, la sofferenza sia fisica che morale, il coraggio di continuare a lottare dalla parte del giusto anche se ha poche forze da schierare in campo. Anche gli esiti della battaglia sono in dubbio. Ma la dignità umana spinge a lottare fino alla fine.


Catello Nastro

sabato 12 ottobre 2013

DON PEPPO 'O PIZZAIUOLO

DON PEPPO ‘O PIZZAIUOLO

Don Peppo, ‘o pizzaiuolo arreta ‘o vico,
ha perze tutte ‘e cliente
e nun tene manco cchiù n’amico.
‘E  sere all’inverno appiccia ‘o furno,
ma sulamente per se scarfà.
Cerca ‘e sparagnà pure ‘ngoppa
‘o lignammo c’arde dint’ò furno.
‘E maligne vanno ricenno
ca’ usa pure ‘e cascie ‘e muorte
pe’ fa ‘o furno allummà.
Pure pe’ sparagnà accatta
‘a robba fracete da ra’ ‘a magnà.
Oramaie s’è sparza ‘a voce
dint’ò rione e pe’ tutto ‘o quartiere,
c’à pizza e don Peppo ‘o pizzaiulo
è arroventata overamente pazza.
Nun se sente cchiù addore bello
‘e mare r’alice fresca ‘e paranzella,
o addora ra’ pummarola fresca
appena coveta e ‘a muzzarella
ma ‘nu fetore e saraca fraceta
scurdate nu’ mese intero dint’à tiella.
Pure ‘a farina pe’ affà ‘a pasta,
meza ‘mbagliucculata e fraceta,
fete a tale punto che t’ara appilà ‘o naso.
Nun parlammo poi d’ò magazzino,
ca’ nun canosce ‘a pulizzia ogne matina.
Fete ogne cose dint’à  sta pizzaria,
 ca’ l’autr’iere,  ‘e notte, tre guagliuncielle,
hanno curretto  l’inzegna ca’ steva
‘ngoppa ‘a porta ammiezz’a via.
Hanno cagnato sulamente ‘a “i” ca’ “ u”:
e ‘o posto ‘e leggere “pizzaria”
chiaramente se leggeva “puzzaria”.

Catello Nastro
*******


mercoledì 9 ottobre 2013

'o scarrafone

 '0 SCARRAFONE
Quanno passo annanz’a munnezza
e te veco ‘o scarrafone,
me fa’ tanta ribrezzo
ca me vene ‘a voglia r’ò schiattà.
Quase, quase mo’ aizo ‘o pero,
e cu’ forza ho voglio scarpisà,
tanto quann’arrivo a casa
‘ngopp’à ll’evere ro’ ciardino,
‘a meza sola me l’aggia ‘mbruscinà.
Chillo appizz’antenne e pare ‘e ricere:
“Ammiezz’à tutta sta’ munnezza,
proprio cu’ mme t’ha vuo’ piglià.
Sient’à mme, vattenne a casa
e ‘a munnezza lassala sta’.
Rint’à munnezza ‘nge stammo
‘nu pucurille tutte quante.
Chisto pe’ me è ‘nu ristorante:
si ho chiureno addò vaco a magnà?”

Catello Nastro