mercoledì 30 gennaio 2013

Lu uatto maimone


LU UATTO MAIMONE
Rint’à li tiempi antichi a lu Celiento,
quanno lu ninno zico nun vulìa rorme
la mamma pe’ lu fa sta quieto,
rint’à la vocula fatta ra lu nonno,
lu ‘ndrunguliava annanti e arreta.
Si lu’ criaturo s’addurmia ra sulo
lu sistimava sott’à lu’ lenzulo
e ghieva a dorme edda pure.
Ma si re rorme nun tenìa ‘ntinzione,
la mamma  lu facìa appaurari ricenno
ca’ chiammava lu’ uatto maimone.
E sulo quanno lu’ zico addeventava vuaglione
scuprìa ca’ era sulamente n’invenzione…

Catello Nastro

TRADUZIONE
Nei tempi antichi nel Cilento, quando un bambino faceva i capricci e non voleva dormire, la mamma lo minacciava di far venire il gatto maimone. Una specie di mostro cattivo che picchiava i bambini che non volevano addormentarsi nella culla a dondolo chiamata “vocula”. Il bambino terrorizzato si addormentava, non perché aveva paura, ma perché di era stancato di sentire la mamma. Quando diventò ragazzo scoprì che “lu uatto maimone” era solo un’invenzione.

giovedì 24 gennaio 2013

Riscaldamento cilentano antico


LU VRASIERO
In vernacolo cilentano recente

Face ‘nu friddo
ca s’è gelata l’acqua
int’à la votte
sott’a  lu’ pirgulato
r’uva fraula addirosa
annanti a lu’ purtone re la casa.
Rint’à la stalla,
a lu lato re la cascina,
zimmari, crape e ciucci,
vacche, vuoi e vetieddi,
se songo già ‘mbrugliati
rint’à la paglia re la lettèra
cercanno lu calore re la stalla
e frecanneso nu’ pucuriddo
crianno solidarietà bistiale.
Pure lu’ cane re uardia,
che facìa l’antifurto,
s’è stinnicciato tremmulianno
vicino a li menne re ‘na vacca
pe’ meglio s’accanteglià.
Sulo lu’ uatto, ca’ stace rint’à la casa,
pe’ prutegge lu’ ggrano rint’à lu cascione,
ra’ li surece ca’ vanno spertusianno,
s’è feccato accanto a lu’ vrasiere,
vuardanno la leuna c’arde e ‘nfoca.
Catello Nastro

TRADUZIONE
Nelle cascine collinari del Cilento, d’inverno fa un freddo tremendo e la famiglia si riunisce attorno al braciere per riscaldarsi. L’unico animale ammesso in casa è il gatto che fungeva da antifurto contro i topi, che dopo aver aperto un buco nella parte superiore della cassa, s’infilavano e s’ingozzavano sporcando anche il residuo grano. Affianco a la cascina, la stalla per mucche, porci e asini e un cane che li proteggeva da eventuali furti. Privilegiato il gatto che era l’unico a riscaldarsi col braciere.

lunedì 21 gennaio 2013


Prima delle elezioni
TOGLITI DAVANTI AI BODONI!!!

Premetto, per  chi non lo sapesse, che Giovanni Bodoni, nato nel 1740 e scomparso nel 1813, fu un grande incisore, tipografo e stampatore. I caratteri di stampa da lui creati sono ancora in uso nel terzo millennio. Quando dirigevo il mensile “IL CILENTO NUOVO” ( solo mille copie di tiratura) il periodico non andava in stampa due mesi prima delle elezioni ed un mese dopo. Al contrario due mesi prima delle elezioni si vedevano in giro, con distribuzione gratuita, giornali che scomparivano subito dopo le elezioni. La politica pubblicizzata non interessava a nessuno di noi che pur aveva idee ed ideali politici, anche diversi. Sto parlando di trenta – quarant’anni fa quando arrivava l’aspirante onorevole e distribuiva pasta, zucchero e caffè ai meno abbienti chiedendo in cambio solo il voto della famiglia. Erano in voga i manifesti ed i comizi. Verso gli anni ’70 un aspirante deputato dell’agro-nocerino sarnese alla fine del suo comizio, così concluse:” cittadini di Eboli ricordate di votare per me…”. Non si era nemmeno informato in quale paese parlava… Per non citare l’altro aspirante onorevole che, tenendo il suo comizio in un paese dell’alto Cilento concluse:” Cittadini, se sarò eletto farò costruire la scuola nuova, il palazzo comunale ed il porto.” Dalla piazza si alzò una voce: “ Ma noi non abbiamo il mare… “Non vi preoccupate: farò costruire anche il mare!!!”. Certamente che pure lo scrivente ha avuto ed ha ancora una sua vita politica ed un suo pensiero in merito, ma si limita solo all’elettorato attivo. La sua ultima comparsa nell’elettorato passivo, risale esattamente a trenta anni fa. Con risultati negativi… naturalmente! Prendere delle decisioni in campo politico è difficile. Molti parlano bene ma razzolano male. Questo fa aumentare il “partito” delle schede bianche e delle schede nulle. E non è un fatto positivo per la politica, sia comunale, provinciale, regionale, nazionale ed anche nei rapporti comunitari. Si è creato il partito degli sbandati e dei non votanti. Sfiducia??? Anche. Ma bisogna andare avanti secondo il vecchio e saggio motto: “ La peggiore delle democrazie è sempre preferibile alla migliore delle dittatura!”. Votate per chi volete!!! In questo periodo non troverete miei articoli su periodici coi quali collaboro da anni. Lo spazio serve per la pubblicità elettorale. I miei articoli solo per sorridere e, qualche volta, anche pensare!

Catello Nastro

domenica 20 gennaio 2013


N’AUCEDDUZZO

Cumm’à n’aucedduzzo
caruto ra nu niri
sott’à l’irmici re na casa vecchia
re la via Filippo Patella,
sotto à li scaluni re preta viva,
ca’ portano a lu’ centro storico,
la parte re chistu paese
ca’ se specchia rint’àlu mari,
assettata annanti a ‘nu purtone
re legno re noce  carulato,
cu’ ‘nu tuozzulo ca penguliava
ra’ lu seculo passato,
‘na criaturedda ra la pelle scura,
ca’ nun parlava manco ‘a lengua nosta,
prujeva la mano a li passanti
chierenno ‘a carità.
Me scutrullaje li sacche re lu cauzone
e accugliette tutt’è spicciule ca’ tenìa.
S’inghette e spicciuliddi re’ poco valore
la  manzolla re la criatura ca nun canuscìa
e me rialava ‘nu surriso triste,
ca’ quanno  lu  penzo
me mettesse a chiangere.
Quanno turnai nun la truao cchiù.
S’era sparuta e cchiù nun l’ancuntrao.

Catello Nastro


TRADUZIONE AD SENSUM
Come un uccellino caduto dal nido posto sotto tegole di un palazzo antico di Via Patella, prima degli scaloni che danno accesso al centro storico di Agropoli, la cui origine si perde nel tempo, uscendo da casa incontrai una bambina extracomunitaria che chiedeva umilmente la carità ai passanti. Rovistai nelle tasche e raccolsi tutte le monetine, gliele porsi e lei contraccambiò con un sorriso triste, che il solo ricordo mi fa scappare le lagrime. Quando rientrai a casa non la trovai più!

giovedì 17 gennaio 2013

GUARDIAMOCI ALLO SPECCHIO


GUARDIAMOCI ALLO SPECCHIO

Come si usa fare con l’automobile o il motorino - ogni tanto si fa la revisione dal meccanico – cioè si controlla lo stato di salute del nostro mezzo di trasporto. Nel mentre per curare il veicolo si va dall’elettrauto o dal carrozziere, per curare il corpo umano si va dal medico della mutua, ci si ricovera in ospedale o in clinica, si va dallo specialista. Ci sono gli specialisti delle auto e quelli per gli esseri umani. E’ logico che chi buca una gomma chiama il gommista e chi ha male ai denti chiama il dentista. Ogni tanto ognuno di noialtri esseri umani ha bisogno di “controllare” quelle parti del corpo che ci procurano dolori e preoccupazioni. Una parte importante del nostro insieme di carne ed ossa, ha bisogno di medici con nuove specializzazioni. Lo psichiatra, lo psicanalista, lo psicologo, che servono a curare il comando generale delle nostre azioni: il cervello. Nuove figure professionali che potremmo definire “paramediche”, in particolare modo per i “motori vecchi”, gli anziani, insomma, stanno assumendo nel campo del volontariato e della solidarietà, una enorme importanza per la loro opera di prevenzione, che non conosce orario di lavoro, difficoltà, parcelle. I Centri Sociali, l’AVIS, la Croce Rossa, la Caritas, il Centro di Aiuto alla vita, le Comunità parrocchiali, la Bachelet, l’Azione Cattolica, per citarne solamente alcune, funzionano ad Agropoli per le classi meno abbiente, a basso reddito e per gli immigrati. Senza alcuna discriminazione di razza o di religione. Anche il territorio del Cilento, come tutti gli altri, è attraversato da piste pericolose. L’alcol, la droga, il bullismo, il teppismo, il vandalismo, le cosiddette bravate giovanili, la prostituzione, il lavoro nero, lo sfruttamento del bisognoso, una politica sovente claudicante ed interessata, che crea i troppi ricchi o i troppo poveri, lo sfruttamento dissennato del territorio, l’inquinamento ed una corruzione tremenda. La vita nel Cilento, a dire la verità, è di un livello di civiltà e di convivenza comunitaria abbastanza buona. Certamente potremmo stare meglio se si tornasse alla riscoperta dei valori degli antichi padri che scacciarono i Borboni. Il valore della vita comunitaria è imprescindibile. Anzi bisogna riscoprire i lati migliori dell’esistenza umana proiettata in una comunità che ha degli interessi comuni. Il rispetto della vita, propria ed altrui, sta alla base di tutto il ragionamento. Una società civile e solidale potrebbe e dovrebbe collaborare a questo progetto. Il fallimento di un imprenditore qualsiasi potrebbe anche dipendere da un sistema fiscale iniquo, ingiusto, quasi barbaro. Migliorare se stessi significa anche migliorare la società. Un’ultima considerazione sull’informatica e su internet. Fatene buon uso: per migliorare gli altri e se stessi.

Catello Nastro

sabato 12 gennaio 2013


Anche nel Cilento
GLOBALIZZAZIONE,
MISTIFICAZIONE
E CONTRAFFAZIONE

Non  parleremo di autovetture, abbigliamento e capi  firmati, barche di dodici metri e vacanza ai Caraibi, ma solamente di prodotti alimentari. Sia ben chiaro che non siamo dei mangioni, ma una volta seduti a tavola invece di mangiare venti fette di  prosciutto crudo fatto all’estero, preferiamo gustare una sola fetta, anche se sottile di prosciutto di maiale allevato nel Cilento, macellato nel Cilento, stagionato nel Cilento e consumato, quindi, nel Cilento. Si capisce subito  che il nostro prodotto alimentare in genere può rappresentare una delle tante prelibatezze gastronomiche consumate a kilometri zero. Accanto al prosciutto ci sono anche altri prodotti forniti dal paesano suino, come il capicollo, la pancetta arrotolata e non, detta anche “longa”, soppressate e salsicce fresche o stagionate, dolci o forti, perché arricchite di pepe e peperoncino rosso delle nostre colline. Ci sono delle prelibatezze gastronomiche quasi perdute e che i giovani di oggi non conoscono nemmeno, come la ‘ncantarata composta dalle parti meno nobili del suino e conservata sotto sale in uno “ziro” di terracotta smaltata all’interno. Se oggi i maiali ed i prosciutti arrivano dall’Europa dell’est, i fichi e  l’olio arrivano dalla Turchia. Da questa nazione arrivano anche pesci di allevamento (orate, spigole, ecc.) A  proposito dei prodotti ittici pensate che noi esportiamo in Giappone il tonno rosso che serve per preparare una loro specialità gastronomica, il “Susci”, così mi pare che si scrive, invece importiamo dal Giappone il tonno di un altro colore ma meno pregiato. Si dice addirittura che ogni tonno italiano costa quanto cento tonni giapponesi!!!. Ve le ricordate le “ficarole”, belle ragazze cilentane che lavoravano i fichi del posto, essiccati al sole delle colline cilentane, confezionati e spediti in America del  Nord in particolare modo. Prodotti di qualità, come l’olio delle colline cilentane che costa e vale molto di più di quello di importazione. Ma ci sono le spese!!! Potrà obiettare qualche lettore pignolo. I fichi del Cilento seccati, al mercatino rionale, prima di Natale costavano anche dieci e più euro al chilo, mentre quelli dei supermercati molto di meno. I prodotti alimentari cilentani sono ottimi. Prima perché artigianali, secondo perché genuini, terzo perché a kilometri zero. Ma anche il prodotto italiano alimentare spesso sfugge al controllo dei NAS (Nucleo anti sofisticazioni) e sulle nostre tavole arrivano prodotti scadenti, non controllati ed addirittura dannosi per la salute pubblica.  Passiamo ora ai prodotti del latte. La mozzarella di bufala campana è il fiore all’occhiello della gastronomia del territorio. Su gusta come antipasto assieme ai salumi cilentani e viene anche impiegata come prodotto di qualità nelle pizzerie per la famosa “pizza margherita”. In questa occasione sostituisce il fior di latte vaccino che ha lo stesso procedimento di lavorazione della mozzarella. La mozzarella di bufala campana viene addirittura spedita nei paesi dell’est in aereo per giungere ancora fresca, fragrante e profumata. Dalla Germania, invece arriva una mozzarella di mucca, che si conserva anche oltre una settimana e costa meno della metà di quella originale prodotta nella Piana del Sele. Sia ben chiaro che il rapporto qualità-prezzo è significativo. Risparmiare si può e si deve in periodo di recessione come l’attuale. E’ logico che il tutto va a scapito della qualità e della genuinità del prodotti. I supermercati fanno le offerte speciali, ma quando le offerte sono troppo speciali non si può pretendere un prodotto di alta qualità. Molti miei coetanei ed amici del Centro Sociale di Agropoli, che vivono con la pensione… sociale, quando ci sono le offerte fanno addirittura la fila. Ma le specialità del Cilento comprendono molti altri prodotti di terra e di mare. I pomodori, olive da tavola, sia verdi che nere, il grano per fare i famosi “vascuotti”, il granoturco usato in alcune pietanze povere ma ricche di sapore, le verdure, come i broccoli, ad esempio, che bene si accostano alla salsiccia del territorio ed ancora tante altre pietanze, come i fusilli, che accontentano anche gli ospiti vegetariani. In ultimo ci sarebbe da parlare degli ottimi vini del Cilento che non stiamo  ad elencare perché oramai noti in tutto il mondo. E poi concludiamo coi digestivi. Non stiamo parlando di superalcolici, ma di lunghe passeggiate nei boschi, se preferite la vacanza nelle attrezzatissime aziende agrituristiche  del Cilento collinare, sulla spiaggia se preferite le vacanze marine. Da annotare che da pochi anni è stato creato anche il turismo di bassa stagione (maggio, giugno e settembre, ottobre, quelle di Natale e quelle di Pasqua). La “terra dei tristi” di borbonica memoria, è diventata la terra dei turisti, sempre più numerosi, grazie all’impegno degli operatori e degli amministratori locali. Benvenuti al Sud!!! Benvenuti nel Cilento, sia collinare che costiero!!! E buon appetito con prodotti del territorio ancora genuini come si facevano cento anni fa.

Catello Nastro

giovedì 10 gennaio 2013

Il tramonto ad Agropoli alto


Ammirare il tramonto
DALLA PIAZZA DELLA CHIESA DELLA
MADONNA  DI COSTANTINOPOLI

Agropoli alta, detta in gergo volgare “’Ngopp’Aruopuli”, situata sulla collinetta proprio sul mare, abitata dall’uomo preistorico e da un susseguirsi, nella storia, da popoli di varia origine e cultura, rappresenta il fiore all’occhiello dei nuovi “invasori”, turisti provenienti da ogni parte d’Italia e del mondo. Durante l’inverno, a dire la verità, il centro storico della cittadina capoluogo del Cilento sonnecchia, con poche presenze turistiche, ma popolata dai suoi personaggi locali, pochi per la verità, che fanno da contorno, quasi coreografia al paesaggio semideserto. Forse in questi personaggi ci sta la vera anima del cilentano. Quello che scende dagli scaloni ogni mattina per andare al lavoro, per le massaie che vanno a fare la spesa e per i ragazzi che vanno a scuola. Dimenticavo di citare le varie popolazioni che si sono avvicendate sulla deliziosa collinetta prospiciente il mare. I Lucani, i Greci della vicina Paestum, i Romani, i Bizantini, i Saraceni, i Normanni, gli Angioini e gli Aragonesi, i Borboni di Napoli e quando Garibaldi donò il Sud al Nord,  cioè ai Savoia, divenimmo Italiani. Dall’incontro di Teano di tempo ne è passato e di gente, nel nostro paese ne vediamo di tutti i colori. Per la maggior parte onesti lavoratori nel campo dell’agricoltura, dell’edilizia e dell’assistenza alle persone anziane. Già anni addietro, in un mio articolo “Immigrazione e substrato sociale”, annotai come gli immigrati si fossero ben inseriti nel contesto sociale cittadino, proprio perché non erano discriminati. Fino agli anni sessanta si parlava di matrimoni tra agropolesi e napoletani. Oggi a distanza di circa mezzo secolo si parla di matrimoni con Europei, Africani, Asiatici ed Americani. E, a dire la verità, escluso qualche… disguido, le cose sembrano funzionare abbastanza bene. Quando si lavora c’è pane per tutti. Dall’alto della sua chiesa, la Madonna di Costantinopoli guarda, sorride e benedice coppie di sposi tra indigeni ed immigrati. Anche la sua statua è quella di una immigrata a causa dell’iconoclastia…

Catello Nastro

mercoledì 9 gennaio 2013

S.Martino Cilento

DALLA COMPAGNIA TEATRALE “IL PRISMA” L’ULTIMO RICONOSCIMENTO DEL 2012 A CATELLO NASTRO

Sabato 29 dicembre 2012, nei saloni della “Pro Loco”  di S. Martino Cilento, in comune di Laureana, la Compagnia Teatrale “IL PRISMA” ha portato in scena  “La vita…una lunga commedia”, atto unico di Marco Pavani. Nella sala affollata di appassionati alle manifestazione della Pro Loco di S.Martino Cilento, mirabilmente diretta da Angelo Niglio, coadiuvato dalla famiglia e da un gruppo spontaneo di soci appassionati di arte e cultura, che nel corso di ogni anno, a partire dal lontano 1986, è stata presentata l’opera teatrale che ha riscosso enorme successo di pubblico e di critica. Alla fine della manifestazione è stato assegnato dalla compagnia “Il Prisma” una pergamena a Catello Nastro, che non ha potuto essere presente per motivi di salute, una pergamena, diploma di merito, con la seguente motivazione: “ Grazie per la lirica “Questa è l’ultima sceneggiata” intensa e profonda riflessione sul commiato finale alla vita, vista come una commedia, “ come una sceneggiata, appunto, come si dice a Napoli” . L’attestato giunge oltremodo gradito all’amico Catello Nastro per la stima che egli nutre verso Angelo Niglio e Marco Pavani, ambedue impegnati sul campo della solidarietà umana, nell’arte e nella cultura in genere. Le manifestazioni d’arte e cultura continuano per l’anno 2013 in tutto il Cilento. Sarà nostra cura mantenere  i contatti e divulgare l’arte e la cultura nel territorio del Cilento.

agropolicultura.blogspot.com

lunedì 7 gennaio 2013

ASPIRANTE ECONOMISTA OFFRESI


ASPIRANTE ECONOMISTA OFFRESI…

Con la matematica, fin dalle scuole elementari, non sono mai andato d’accordo , in  seguito, portare la  contabilità domestica mi riusciva difficile, ma non  arduo. Oggi, a distanza di molti anni, non do i numeri proprio perché non sono stato mai bravo in matematica, ma arrivare alla fine del mese in questi ultimi tempi, mi riesce, ma stringendo fortemente la cinghia. Come dicevo, non sono nato ieri, ma addirittura durante il conflitto mondiale (il secondo, non il primo!!!)  e quindi diciamo che sono abituato…dalla nascita, a fare economia. Prima forzata, poi voluta  ed infine  di nuovo forzata. Quando abitavo in Piemonte, ma solo dopo alcuni anni, mi sono un poco “allargato”, come suol dirsi, e spesso, nei giorni festivi, mi concedevo il lusso di portare la famiglia a pranzo in ristorante. Adesso non lo posso fare più per due motivi: primo perché come pensionato mi devo accontentare di poter fare la spesa al supermercato con le offerte speciali, secondo perché la dieta non me lo concede più. Non vado nemmeno ai matrimoni o prime comunioni. Se vado devo portare il regalo. Se vado e porto il regalo mi devo mangiare tutto quello che mi portano  a tavola, se lo faccio mi finisco di rovinare la salute, se non lo faccio il ristoratore si offende e quindi non mi resta da fare altro che mandare un bel biglietto di auguri che, peraltro, costa meno del telegramma anche se arriva…dopo il viaggio di nozze. A questo punto il cavaliere Gennaro La Quaglia, che è l’unico che legge con assiduità le mie esternazioni senili, anche perché ottuagenario e ne prende visione sui periodici che ospitano i miei articoli che arrivano puntualmente e gratuitamente al Centro Sociale cittadino, potrebbe porsi degli amletici quesiti… Anche perché, poverino, il figlio ha messo la password sul computer perché ha scoperto che il genitore, con la scusa che la notte non poteva dormire si collegava  per vedere i film sporcaccioni con donne sporcaccione che facevano cose sporcaccione. Quando l’ha saputo la moglie c’è stata la scopata senile. Non quella che pensate voi…il povero cavalier La Quaglia è stato colpito dalla moglie con la scopa, proprio…in mezzo alle gambe.  E meno male che coi soldi della pensione non si poteva comperare l’aspirapolvere che è più pesante, pure…

Catello Nastro                                                                                                                                                    

domenica 6 gennaio 2013

NOVEMBRE 2012


NOVEMBRE 2012
E’ senza dubbio il mese della riflessione e della meditazione che pone fine alla vacanze di alta  stagione ed anche a quelle di bassa. Le attività goderecce dei villeggianti in genere si trasformano presto in ripresa del lavoro e delle normali attività umane. Ma il mese di novembre, è in attesa di quello di dicembre e quindi delle altre feste religiose e civili, in parole concrete Natale e Capodanno. Un altro anno è terminato. Si appendono i nuovi calendari alle pareti, scegliendo tra i più belli ed i posti più indicati, che di solito sono sempre gli stessi e poi si continua il ciclo vichiano nel piccolo e nel privato, nel grande e nel pubblico. Chi di mesi di novembre ne ha visti e vissuti oltre settanta, incomincia a tirare le somme di quello che ha fatto e di quel poco che ancora gli resta da fare. Sia ben chiaro che questo non è un discorso di un piagnone, di un pentito, di un terrorizzato di un qualcosa di soprannaturale che lo sovrasta. La serenità è alla base della vita vissuta e di quella tranquilla che si auspica possibilmente ancora lunga e piena di sole e soddisfazioni, sorrisi di bimbi e vincite al tressette con l’amico del cuore nelle serate trascorse al centro sociale o nei vari locali pubblici. Momenti di relax, di giusto e meritato riposo, ma anche momento per tirare le somme dei valori accresciuti durante la presenza sul pianeta. Valori spirituali e valori materiali. Già ho scritto tempo addietro, ed ampiamente pubblicizzato, il concetto di “COSE INUTILI”. Parto dal preconcetto che le cose della vita si dividono in quelle materiali ed anche, e principalmente, in quelle spirituali. Alle cose materiali ci sta un limite di arricchimento quantitativo. In termini pratici, uno che vive oggi con un profitto mensile di duemila euro, può, a mio avviso, ritenersi soddisfatto e non rincorre “il vil denaro”, magari sottraendolo a chi vive con la pensione sociale di quattrocento euro al mese, la maggior parte dei quali spesi in visite mediche o in farmacia. Anche perché ad una certa età molti alimenti ricchi di grassi, zucchero ed alcol, non si possono più consumare in quantità come si faceva qualche decennio prima. I valori spirituali iniziano il loro percorso dalla famiglia per poi sfociare, in campo più vasto, nella società. Cosa c’entra? La Solidarietà dove la mettiamo? Diceva Madre Teresa di Calcutta: “ Il mondo ha più bisogno di amore che di pane.” Riflettiamo ampiamente su queste parole. Non possiamo amare i nostri figli ed odiare o disinteressarci di quelli degli altri. La Solidarietà è la più grande azienda virtuale a livello cosmico. Superiore anche a Facebook del quale mezzo di comunicazione informatico se ne fa buon uso, ma negli ultimi tempi anche cattivo utilizzo, certamente non educativo per i giovani. E proprio su questo argomento ho letto che, in America, almeno il trenta per cento degli utenti si è cancellato da questo innovativo mezzo di comunicazione di massa. Anche lo scrivente ha la sua bella pagina su Facebook, sul quale molto probabilmente, verrà pubblicato il presente articolo che, nella sua stranezza espositiva, deve essere considerato sempre di carattere sociale. Novembre è il mese dei Santi e dei Defunti. Da qualche anno abbiamo importato anche la festa di Hallowen, che con la nostra cultura non c’entra un cavolo e provoca solo serate da sballo in discoteca rappresentando una svolta, a mio avviso negativa, che va contro la nostra cultura cattolica e  certamente non è educativa per i giovani. Gli incidenti che si verificano durante questi notturni e lugubri festeggiamenti sono il risultato finale di una godereccia società giovanile autonoma si, ma sovente allo sbando. Ma novembre, in fin dei conti è anche il mese che annuncia l’autunno-inverno, con gli alberi spogli ed orfani di foglie, che sonnecchiano fino alla primavera per ripresentarsi cresciuti e verdeggianti di foglie novelle, e apportatori di fresca frutta e verdura. E’ il ciclo della vita: vegetale ed animale. Ma l’uomo, pur facendo parte di quest’ultima categoria, sembra aver trovato  il sistema per sovvertire il grande e perfetto progetto della natura. Novembre è il mese della riflessione, del raccoglimento, della riaccesa del camino, della meditazione, della visita ai defunti, che hanno rappresentato ed in molti rappresentano i punti di riferimento del nostro passato, facendoci meglio capire cosa significa passato, evoluzione ed involuzione, lotta per la libertà, dignità e sobrietà di vita. Il sovvertimento dei valori materiali sembra procedere di pari passo con quello dei valori spirituali. Solo che esiste, a mio avviso, un limite ai valori materiali, per sviluppare meglio quello che gli economisti chiamano profitto, mentre non esiste nessun limite ai valori spirituali: come La Solidarietà. Per questo “Cose inutili”

Catello Nastro

sabato 5 gennaio 2013

PASSATO, PRESENTE E FUTURO


IL PASSATO  AGLI  STORICI
IL PRESENTE AI POLITICI
IL FUTURO AI FIGLI

Il passato, la cosiddetta storia, è giusto che venga affidata agli storici. Quelli preparati che conoscono popoli, eventi, minuziosi fatti avvenuti secoli or sono ed ora rievocati, quasi riesumati, dagli scritti di eruditi ricercatori, volgarmente definiti topi di biblioteca. Le ricerche che vengono effettuate nel campo della geografia, dell’archeologia, grazie anche a strumenti di recente invenzione che riescono a leggere dove non riesce la conoscenza umana, diventano patrimonio culturale dell’umanità. Un popolo senza storia non ha ragione di esistere o di essere esistito nel corso dei millenni. Il presente, purtroppo, nelle sue variegate affermazioni e nelle sue amletiche soluzioni, appartiene ai politici. Politici che sono stati eletti democraticamente in competizioni elettorali gestite in maniera onesta, più o meno, ma comunque democraticamente. “’E sorde azziccano ‘mmano!!!”, recita un vecchio detto napoletano, e fatti del genere se ne leggono a diecine ogni giorno su giornali e riviste “indipendenti”, ma non troppo, perché favoriscono questo o quel candidato disponibile, finanziariamente, verso una pubblicità elettorale sovente ingannevole o comunque non veritiera. A questo punto se un contesto storico del passato può essere messo in discussione, figuriamoci in che maniera può essere manipolato un programma, iniziato dai padri e che forse vedranno i figli: almeno in maniera ridotta. L’invenzione delle primarie assume, nel contesto socio-politico medio-basso un aspetto enigmatico di difficile comprensione. I fatti hanno dimostrato la fragilità dell’innovazione che sovente crea più confusione che ordine. Quando nella politica entra pure il cabaret, si gioisce per la raggiunta democrazia, ma nello stesso tempo si pensa ad una spettacolarizzazione della politica che se da un lato schiarisce il panorama politico, dall’altro lo oscura proprio perché il votante acculturato medio-basso, non riesce a capire se l’attore sta tenendo una commedia o  una tragedia. In un “mixer” siffatto di solito si applaude, ma poi, tornati a casa, si pensa: era una farsa o una tragedia? Dopo aver trattato del passato, del presente, non ci resta che parlare del futuro dei nostri figli. La parola “recessione”, non fraintendete, mi raccomando…è sulla bocca di tutti, o, per meglio dire, di molti paesi ed in particolare modo di quelli dell’euro…Un bel nome: non c’è che dire.

Catello Nastro
agropolicultura.blogspot.com



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Grazie.

Catello Nastro
agropolicultura.blogspot.com

venerdì 4 gennaio 2013

SCUSANTE. NON HO CAPITO BENE!!!


Ricordi della scuola elementare
di oltre mezzo secolo fa.

SCUSATE. NON HO CAPITO BENE!!!


Si tratta di una frase che, forse, la prima volta l’ho pronunciata due terzi di secolo fa, quando frequentavo le scuole elementari. Allora era difficile pronunziarla. Quasi un divieto. La maestra era ultrasessantenne, nata addirittura nella seconda metà dell’800, e doveva badare ad una classe di oltre quaranta bambini, tra cui molti discoli, come si usava con delicatezza indicare lo scugnizzo napoletano, categoria sociale della quale facevo parte io che, dopo varie vicissitudini sono passato alla categoria pensionati. Io mi trovavo in una classe solo maschile, mentre quelle femminili si trovavano nell’altra ala dell’ edificio e che uscivano dalle aule  in orario diverso per evitare “incontri ravvicinati” che “illo tempore” non potevano avvenire, perché troppo giovane, ed adesso non possono avvenire perché troppo vecchio o anziano che dir si voglia. I metodi didattici erano diversi da quelli di oggi. Ci sono alcuni insegnanti che usano il computer in classe. Allora l’innovazione didattica fu quando la maestra, prima delle feste di Natale portò la tombola con le cartelle ed un sacchetto di granoturco per segnare i numeri estratti. Chi faceva il terno vinceva cinque arachidi, la quaterna una caramella, la cinquina un cioccolatino, la tombola la cotognata che era un parallelepipedo di marmellata dura fatta con le mele cotogne. Le contestazioni avvenivano e spesso si arrivava alle mani. Vinti e vincitori, allora, venivano puniti con la spalmata. Che cavolo era? Una riga di legno che serviva:
1)    Per disegnare le figure geometriche col gesso alla lavagna;
2)    Per sbatterla sulla cattedra ed imporre il silenzio;
3)    Per grattare la schiena…fino al fondo, della maestra. Compito che svolgeva da sola.
4)    Per fare la “spalmata”. In parole povere l’alunno colpevole di qualche reato (sic!) porgeva il palmo della mano, di solito la destra, e la maestra la sbatteva con forza sul palmo della mano dello sventurato che non aveva portato i compiti svolti, aveva dimenticato il sillabario o il quaderno a casa, oppure aveva fatto rovesciare il calamaio con l’inchiostro a terra, rompendolo e sporcando il pavimento che veniva lavato ogni mese.
5)    In casi gravi la riga poteva percuotere le parte basse posteriori del discente colpevole di un reato più severamente punibile.
Pensate che se oggi una insegnante facesse una cosa del genere, come minimo verrebbe denunciata.  A  distanza di oltre mezzo secolo, questa domanda la puoi fare:
1)    Al comune quando i vigili ti comunicano l’importo di una contravvenzione per divieto di sosta.
2)    In Banca quando delicatamente ti fanno capire che interessi sul tuo miserabile deposito sono diminuiti mentre sono aumentate le spese del conto.
3)    Quando il commercialista ti comunica la cifra dell’IMU.
4)    Quando ti comunicano l’ultimo importo della pensione.
5)    Al mercato, quando ti comunicano che i broccoli sono aumentati del cinquanta per cento.
Ed allora pensi: che me ne importa basta che ci sta la salute…Ma quando vai a fare controlli o cure con la salute e ti portano la parcella salata, ti scappa spontaneo, anche se hai capito bene:” Scusate non ho capito bene!!!”.

Catello Nastro

MENTE E CORPO


MENTE E CORPO

Quando parliamo di salute fisic e salute psichica, ci riferiamo, naturalmente, alle due componenti essenziali della nostra cosiddetta persona. Il corpo e la mente. Il fisico ed il cervello. Quello che si alimenta con piatti di pasta  asciutta e quello che si alimenta col pensiero, la riflessione, il ragionamento. Sia la componente fisica che quella psichica sono importanti per la nostra persone proiettata in un contesto allargato che si chiama società. Definire i comportamenti singoli sarebbe compito veramente arduo. Ma cercare le nozioni basilari per questo equilibrio è essenziale per una vita sociale, una vita assieme ad altre persone che condividono alcuni nostri concetti mentre non condividono altri. Come accade nella politica, insomma. Ci sta che propende per la destra, chi per il centro, chi per l sinistra. Ci sta anche il cosiddetto anarchico che non propende per nessuno. Abbandoniamo per un momento la parte psicologica della persona umana, per designare l’altro aspetto: quello fisico. Ci sta chi ama le donne grasse e chi le magre,chi le alte e chi le basse, chi le italiane e chi le straniere. Ci sta addirittura chi propende per esseri umani dello stesso sesso. In termine giornalistico e di gossip editoriale vengono chiamati gay o lesbiche. Pur avendo conseguito un diploma per l’insegnamento di educazione sessuale nelle scuole medie inferiori e superiori, presso l’Università di Torino, non me la sento, per la verità, di affrontare questo scottante problema.  Sia ben chiaro che tra due persone o esseri umani che dir si voglia, che si amano, li preferisco mille volte a du che si odiano e manifestato le loro intenzioni anche con atti violenti gli uni verso gli altri. Al lettore che si avvicina per la prima volta ai miei scritti o esternazioni senili, come li chiamo io, risulterà a primo acchito difficile capire il motore di ricerca dei sentimenti umani, siano essi positivi, siano negativi. Superati i settanta anni si incomincia a ragionare con maggiore cognizione, molteplici esempi, spirito critico, quasi sempre obiettivo, pur essendo considerati “matusa” o arretrati. Ma chi vive nel mondo informatico, avendo raggiunto quasi i tre quarti di secolo, ha il sacrosanto diritto di dire la sua. Se non per cultura, almeno per vita vissuta. In qualsiasi modo, in qualsiasi maniera, con libere scelte ch se hanno modificato l’esistenza a due certamente non hanno modificato l’andazzo ordinario di una vita simile ed allo stesso tempo diversa da quella di duemila anni fa. Ma ritorniamo all’equilibrio tra il fisico ed il pensiero. Scartiamo innanzitutto tutte le diaboliche e micidiali attrattive degli stupefacenti, che riducono l’uomo simile ad una bestia, cioè incapace di gestirsi autonomamente e senza sostanze non solo tossiche ma anche allucinogene che deformano la realtà quotidiana. Tutto questo è possibile grazie alla collaborazione delle famiglie e delle istituzioni. Quando l’esempio viene dato “infra moenia”, uscire dal labirinto diventa arduo ma non impossibile. Oggi esistono anche delle strutture sanitarie atte al sostegno morale e psichico di molti giovani anche detti “perbene”, ma molto spesso anche queste, da sole non riescono a risolvere dei casi straordinari. Il motore di ricerca della salute fisica sta nello sport, quello della salute psichica sta nella famiglia e poi nelle istituzioni. Un vecchio proverbio cilentano coì recita: “…figlio re uatto surece acchiappa…”. Cioè il figlio di gatti va ad acchiappare topi perché così gli è stato insegnato dai genitori, o almeno così hanno recepito il messaggio familiare. A questo punto dovremmo parlare anche della associazioni di volontariato, delle onlus e delle cooperative oneste… Oneste sì, quando non sono sorte solo per fregare i contributi pubblici, utilizzando solo una minima parte di quanto ufficialmente e legalmente elargito per tale scopo. A questo punto dovremmo parlare di politica: ma ce ne asteniamo per non cadere nel banale e nella faziosità. Quando è sana la mente è sano anche il corpo e viceversa. Se sopraggiungono accidenti esterni, certamente non vanno elencati in questa casistica. “Mens sana in corpore sano” è il risultato latino di questa breve esposizione della quale illustri luminari hanno dedicato intere collane di libri. Sia ben chiaro che ognuno di noi (adulto o anziano) ha il compito di osteggiare devianze di qualsiasi genere, secondo le proprie possibilità, secondo  la propria preparazione nel campo sopracitato. E’ una battaglia che coinvolge tutte le persone di buona volontà, magari con una denunzia o una semplice segnalazione alle autorità preposte allo specifico. I figli di oggi saranno i genitori di domani. Proprio per questo occorre affilare le armi e preparare il terreno sconfiggendo buona parte dei nemici.

Catello Nastro

giovedì 3 gennaio 2013

Ricchi e poveri


RICCHI E POVERI

Un giorno, in una giornata qualsiasi in un paese qualsiasi, si incontrarono su un marciapiedi due pedoni, o viandanti, come suol dirsi nelle favole. La strada era deserta ed uno dei due – non importa chi sia – si fermò per riposarsi e si sedette su una panchina dove stava già seduto un altro uomo. La differenza tra i due si notava da lontano. Infatti, uno era elegantemente vestito, con abito di marca, alla moda, con giacca, camicia e cravatta firmata. Un paio di scarpe nuove luccicanti, un orologio d’oro al polso  ed un anello il cui costo, senza alcun dubbio, avrebbe potuto competere col reddito di cinque anni interi col povero. L’altro, il povero per intenderci, aveva un paio di scarpe vecchie, consunte dall’uso e dal tempo, dei pantaloni di basso costo, probabilmente comperato già usato al mercatino rionale ed un maglione, pulito, ma pur esso consunto dal lungo uso.  Il primo a prendere la parola fu il ricco, quasi avesse voluto confrontarsi col povero per cercare di capire la differenza di reddito e per conseguenza la differenza del tenore di vita. Parlarono per circa un’ora, con pari peso sociale e pari dignità umana, senza alcun sentimento di invidia o di compassione. Il ricco spiegò i suoi impegni nel campo della finanza, parlò di villa con piscina, di cameriera, di auto di grossa cilindrata, di azioni ed obbligazioni, di alta finanza, di milioni di euro di investimenti. Il povero parlò della moglie costretta a vivere col suo salario di operatore ecologico al comune, che faceva sacrifici su sacrifici per mantenere i tre figli alla scuola, per non far mancare niente, sia a loro che al marito, cercando anche di aiutare la madre, rimasta vedova, costretta  vivere con la pensione sociale, che investiva in buona parte in medici e medicine che la mutua non passava ed arrivava a stento a fine mese. Che ambedue spesso andavano alla Caritas del paese per avere gratis qualche pacco di pasta, qualche scatola di pelati, carne o tonno in scatola e, quando arrivava, anche qualche pacco di zucchero. L’altro, il ricco, rispose che la moglie cucinava una volta ogni tanto perché preferiva andare in ristorante oppure comperare il pranzo nelle vaschette di alluminio, che riscaldava nel fornetto a microonde e lo faceva mangiare con piatti e forchette di plastica, beveva vini di annata selezionati dal suo fornitore. Nella foga della amichevole discussione, quasi a confessarsi, il ricco disse pure che qualche volta ogni tanto la moglie lo tradiva con uno studente universitario che abitava nello stabile di fronte al suo. Ma lui non ci faceva caso perché non voleva rovinare la sua reputazione nel suo ambiente di élite sociale nel quale viveva. L’altro, al contrario, gli disse che la moglie lo amava, che amava pure i suoi figli e per loro quasi non si toglieva il pane dalla bocca. Al sabato sera facevano pure all’amore cercando di non mettere al mondo altri figli perché quelli che avevano erano già troppi, da soddisfare almeno nelle richieste essenziali. S’era creata tra i due una certa familiarità che non si erano nemmeno accorti che nella panchina vicina poco più di un metro, un anziano signore, pensionato, probabilmente, ma colto, perché lo si notava dalla sua barba bianca e dalla dignità nel portamento e nel parlare, quasi filosofico e comunque saggio. Nel mentre il ricco parlava di immobili ed investimenti obbligazionari, il povero parlava di amore coniugale, verso i figli, verso il cane randagio che aveva raccolto infreddolito ed abbandonato ai margini della strada, che fiutava, abbaiando, il suo arrivo dal lavoro e la moglie che lo spettava con una tazza di tè caldo quando faceva freddo, o una gassosa fresca quando faceva caldo. E la discussione continuò ancora per un’altra mezz’ora su argomenti similari. Al tramonto i due decisero di salutarsi e mentre si stavano stringendo la mano, il terzo uomo, sopraggiunto e seduto nella panchina affianco, prese la parola: “ Scusate se ho seguito la vostra discussione ed ho capito tutto. Solo una cosa non ho capito: chi di voi due è il ricco e chi è il povero…”

Catello Nastro

1 Gennaio 2013

Cari lettori

Cari lettori di questo blog. Mi propongo, innanzi tutto, di pubblicare un mio racconto, edito o inedito, ogni giorno di questo nuovo anno 2013. Naturalmente sono racconti che possono leggere grandi e piccini. Non solo per conoscere la storia di nonno Catello, ma anche per conoscere la vita che si svolgeva dalla seconda guerra mondiale ad oggi. Percorrere questo itinerario, di circa settanta anni non sarà certamente facile. Sarà una sfida di un nonno di tre nipotini che cercherà di comunicare con le nuove generazioni attraverso il buon uso dell’informatica. Sono orgoglioso innanzitutto perché il messaggio arriverà – mi auguro – ogni giorno attraverso le pagine di questo blog i cui promotori ringrazio anche a nome di tutti i miei coetanei che non possono permettersi il lusso di pagare il sito a pagamento ed anche il web master. Non che si tratti di persone degne della minima stima. perché operano in un settore dove ci sta poco da guadagnare, ma anche perché sono persone disponibili di aiutare gli anziani a comunicare attraverso il mondo informatico. Arrivare a settantadue anni con la mente lucida ( o abbastanza) e comunicare le esperienze di vita ai giovani è un compito arduo ma non difficile. Basta la salute, un poco di buona volontà ed il ricordo di essere stato un professore, impiegato statale, che ha dedicato molti anni della propria esistenza per insegnare. Ma non insegnare la grammatica, l’analisi logica o grammaticale, ma insegnare innanzitutto il significato di vita inserita in un contesto sociale che nessuno ne può fare a meno. Ed incominciando la sua carriera e trovandosi di fronte a ragazzi di scuola media provenienti da ogni parte d’Italia, immigrati con famiglie disagiate, ha cercato di coordinare le forze e le culture regionali per arrivare a mete che forse nemmeno lui si aspettava. La mia carriera scolastica è stata travagliata. Mi sono laureato nel famoso ’68, ma in verità ho partecipato poco alle rivolte studentesche anche per il mio spirito moderato. Affermo sempre che sono andato in Piemonte ad insegnare, ma il Piemonte mi ha insegnato molte cose. A Torino ho avuto l’onore ed il privilegio di conoscere Paolo Otelli, un giovane inchiodato su una sedia a rotelle  che mi ha insegnato cosa significa la parola “solidarietà”. E per quello che ho potuto, mi sono adoperato per portare avanti il progetto del mio grande amico, scomparso, Paolo Otelli. Ho conosciuto persone di ogni genere, buoni e cattivi, ma la mia vita, forse per vocazione predestinata, era dedicata ai giovani. Adesso che ho settantadue anni, mi è venuto alla mente di raccontare singoli episodi della mia esistenza, esperienze e prospettive di vita, progetti campati in aria per la riconversione morale dell’individuo, giovane in particolare modo, a cui dedico tutti gli scritti di questo blog. “ I racconti di nonno Catello”, tra realtà e fantasia, dovrebbero servire a qualcosa, questo è il mio auspicio. Se non serviranno a nulla, significa solamente che ho fallito nel mio intento. Ma non sarebbe comunque la prima volta. Spesso mi è capitato di partire da un punto e non arrivare ad un altro punto. Spesso di non arrivare proprio a niente. Lascio ai giovani lettori la possibilità di critica e di giudizio, anche negativo. Ma comunicare oggi è facile attraverso il mezzo informatico, ma nello stesso tempo è difficile per la grande quantità e la grande confusione che esiste nell’informazione, portata avanti non a fini educativi ma a fini commerciali, politicizzati,, di parte, in mala fede, da persone non certamente qualificate per non dire, addirittura deviate. Questo è il mio progetto. Un racconto al giorno, un progetto arduo ma che spero di concludere – provvisoriamente – alla fine del 2013. Ma senza porre limiti alla Provvidenza. Il tutto è dedicato ai giovani ed a quanti vorranno degnarmi della lettura. Le critiche, quelle costruttive, sono ben accette per migliorare la programmazione futura. Nell’augurare a tutti un Felice e Prospero anno 2013, vi lascio alla lettura. Grazie.
Nonno Catello
– classe 1941.



BUON ANNO 2013
Cari lettori,
formulo a tutti voi ed alle vostre famiglie, gli Auguri  più sinceri per un Felice Anno Nuovo 2013. Sarà un anno come tanti altri costellato di gioie ed anche qualche delusione. Il tema predominante dell’anno passato 2012 è stato la recessione analizzata e considerata nella varie sfaccettature. La speranza per un futuro migliore è l’auspicio di tutti. Il mio auspicio è che i ricchi diventino meno ricchi ed i poveri meno poveri. Basta guardarsi attorno per rendersi conto che il tempo degli sprechi è terminato. Ma quello che bisogna fare adesso è, a mio avviso salvaguardare le categorie sociali più deboli, cioè quelli che vivono con la pensione sociale di meno di cinquecento euro al mese. Mi riferisco agli anziani che spesso devono pagare anche il fitto di casa. Percepisco una pensione di impiegato statale ed ho ereditato le famose “quattro mura”, ma molti miei coetanei (sono ultrasettantenne nato il periodo bellico), si trovano in grossa difficoltà. La Solidarietà spesso funziona, spesso è politicizzata, spesso è discriminante, umiliante, finalizzata…Il 13 del terzo millennio porti fortuna a tutti quanti, ma in primo luogo porti a tutti la possibilità di vivere come esseri umani cercando di eliminare la violenza morale, materiale e di qualsiasi genere, la mortificazione e di salvaguardare la dignità, non di egoisti, ma di figli di Dio: del Dio di tutti.
Buona vita a tutti
Catello Nastro