giovedì 28 febbraio 2013

Agropoli 1948


L TELEFONO AD  AGROPOLI 
Fin dallo scorso anno Mons. Aeciprete, trovandosi a Roma si interessò presso il Ministero delle Telecomunicazioni per ottenere l’impianto del telefono nella nostra cittadina. Il sottosegretario Merlin fece sapere che la richiesta sarebbe stata soddisfatta al più presto. Ai principi del mese di settembre del corrente anno lo stesso Mons. Arciprete presi accordi con lo stesso sindaco, Giuseppe Apone, indirizzava allo stesso Ministero a mezzo dell’onorevole Carlo Petrone altro pro-memoria ricordando la promessa precedeente. In data 19 settembre dello stesso anno, l’Onorevole Petrone inviava  a Mons. Arciprete, la seguente lettera: ”Caro Monsignore, la presente per assicurarvi che mi sono interessato di quanto mi avete scritto (impianto telefonico ad Agropoli) e mi riservo di farvi conoscere l’esito del mio interessamento. Cordialmente vostro C. Petrone” Vogliamo augurarci che venga soddisfatto quanto prima quest’altro nostro vivo desiderio.
(da “ LA VOCE DEL PARROCO DI AGROPOLI – sett-ott. 1948)
A cura di agropolicultura.blogspot.com

mercoledì 27 febbraio 2013

La moralità sulla spiaggia di Agropoli nel 1935


 MORALITA’ SULLA SPIAGGIA DI AGROPOLI


Si è avvicinato il periodo dei bagni e già le spiagge incominciano a popolarsi. L’acqua limpida ed azzurra del bel mare agropolitano invita effettivamente a rinfrancare e ritemprare il corpo e la mente, stanchi dal diuturno lavoro, però in tanta serena e riposante bellezza quanti pericoli per le anime, quanti scandali, quanta corruzione. Eppure vi sono delle leggi severe in proposito, ma chi pone mano ad esse?...Non è inopportuno ricordare la circolare del Ministero dell’ Interno inviata ai Prefetti del Regno, l’anno scorso a proposito dei bagni. “ Nell’imminenza della stagione estiva il Ministero ritiene necessario richiamare l’attenzione del SS.LL.  su di un inconveniente che negli ultimi anni si è verificato nella stagione balneare, specialmente marine, dove col pretesto del bagno di mare, o di sole, , o per altri ancor  più vacui pretesti, non poche persone suolevano trattenersi alla vista del pubblico, così scarsamente coperte da offendere la decenza e da generare scandalo. E’ intendimento del Ministero che queste deplorevoli ed insane costumanze, non si saprebbe se più generate da impudicizia o da frivolezza, e che non possono riuscire perniciose, specialmente per le nuove generazione e per la salute fisica e morale, non si abbiano più oltre a ripetere….” I camerini destinati agli uomini siano separati e distinti da quelli destinati alle donne, per modo che l’accesso degli uni agli altri sia impedito; che i costumi da bagno e gli accappatoi siano di taglia e di fattura tale da coprire la persona e che siano proscritti severamente quelli che, troppo ridotti o troppo attillati, possano comunque destare scandalo, che non sia consentito uscire dagli stabilimento o dalla spiaggia a persone non completamente vestite,o, almeno non vestite in modo da escludere ogni offesa alla verecondia”. Ci auguriamo quindi che le Autorità di Agropoli, in ottemperanza alle precise disposizioni del Ministero e della Reale Questura di Salerno provvedano affinchè non si abbiano a verificare, specialmente nella Contrada Licina, fatti offensivi alla decenza ed alla pubblica moralità.

(dal BOLLETTINO PARROCCHIALE
DI AGROPOLI del 21 giugno 1935)

A cura di agropolicultura.blogspot.com

IL PATRONO DEI PARRUCCHIERI NEL 1935


IL PATRONO DEI PARRUCCHIERI NEL 1935\

Con gli auspici dell’Artigianato Provinciale Milanese, la Mutua fra parrucchieri e profumieri ha inaugurato la sua nuova sede e celebrato il 75° anniversario della sua fondazione. Monsignor Ceriani ha benedetto  il nuovo gagliardetto e pronunciato il panegirico del Beato Martino Porres, nato a Lima nel 1569 da un gentiluomo spagnuolo e da una negra, acclamato patrono dei parrucchieri. Abbandonato dal padre, a dodici anni fece il barbiere e poi si rivelò anche abile cerusico; a ventidue anni entrò nell’Ordine dei Domenicani, dove continuò la sua professione al servizio del convento, attendendo nello stesso tempo alla preghiera, alla penitenza ed alla perfezione.

(dal BOLLETTINO PARROCCHIALE di Agropoli del 21.6.1935)
A cura di agropolicultura.blogspot.com

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martedì 26 febbraio 2013

IL CULTO DELLA MADONNA DEL CARMINE NEL 1935


LA MADONNA DEL CARMINE

Il Carmelo è il monte famoso della Siria poiché, dopo il profeta Elia, là si ritirarono tanti pii solitari a santificare quelle vette. Fu dal Carmelo che Elia vide sorgere dal mare la nuvoletta che doveva irrigare on le sue acque fecondatrici la terra.  E la nuvoletta era simbolo di Maria, onde il Carmelo fu sempre abitato. Però l’Ordine Carmelitano non  vi venne fondato  che verso il 1150 e di là si estese in tutta la Cristianità. Risulta però dalle cronache che già dai primi tempi Apostolici molti santi uomini si riunirono sul Carmelo a celebrare le glorie del Signore e a rendere un culto speciale alla Santissima Vergine. Sorsero dappoi tempi difficilissimi e la spada di Maometto menò strage per ogni dove, finchè non giunsero le Crociate a liberare i Luoghi Santi. Simone Stok passò seei anni in Palestina e gran parte sul Carmelo governando con apostolico zelo il suo Ordine. Mentre una notte pregava dinanzi alla statua della Madonna,  ad un tratto vide un grande splendore e la Santissima Vergine protendere la mano e dirgli:” Figlio, prendi il segnale del mio amore”.  La visione sparve, ma Simone si trovò tra le mani lo scapolare di cui egli si servì per fondare la Confraternita sotto il nome di Maria del Carmine, arricchita dai Sommi Pontefici di molti privilegi e indulgenze.

(dal BOLLETTINO PARROCCHIALE di Agropoli del 21 giugno 1935)
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1935 AD aGROPOLI


LA FESTA DEL CORPUS DOMINI AD AGROPOLI NEL 1935

La festa del Corpus Domini ha richiamato tutti gli Agropolesi ai piedi di Gesù Sacramentato. Nella mattinata, fin dalle ore 4,30 le balaustre  sono state affollate di fedeli che si sono accostati alla  S. Comunione. Alla solenne processione hanno partecipato  tutte le Autorità e le varie Associazioni. Reggeva l’ombrello  l’Illustrissimo Signor Segretario politico, in luogo del Podestà, indisposto. I balconi e le finestre erano parate a festa e le vie sparse di fiori. La Processione si è prolungata fino alla stazione. Nella Piazza principale, davanti al Monumento ai Caduti, dopo poche parole del Rev.mo Arciprete, fu data la solenne Benedizione. Vada il nostro ringraziamento alle Autorità locali ed in particolare  al bravo Signor Tenente che ha provveduto così bene al mantenimento dellordine pubblico.

(Dal Bollettino Parrocchiale di Agropoli  del 21 giugno 1935)
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Un articolo del 1935


        LA FEDE DI GUGLIELMO MARCONI  

Riteniamo che non ci sia nessuno che abbia potuto dubitare della fede cattolica di Guglielmo Marconi. Quello che torna di particolare importanza è, secondo l’Agenzia Radio Nazionale, la recente dichiarazione fatta in proposito dal grande scienziato italiano a un  giovane inglese.  LA SOLA SCIENZA –AFFERMA Marconi è incapace di spiegare una quantità di cose,  la maggioranza delle quali comprende il segreto di tutti. “ La sola scienza – afferma Marconi – è incapace di spiegare una quantità  di cose, la maggioranza delle quali comprende il segreto di tutti: quello della nostra esistenza.  Chi siamo? Donde veniamo?  Come veniamo alla vita? Quantunque l’uomo, dacché ha incominciato a pensare si sia fermato su tali problemi, , pure essi sono rimasti tutti insolubili. . Io sono orgogliodo di dire che sono un cattolico ed un credente. Credo nella potenza della preghiera. Credo in ciò non soltanto come cattolico, ma cone scienziato. . Molte volte Marconi ha rivolto il suo pensiero a Dio. Per avergli permesso di raggiungere quanto ha potuto nel campo della scienza. Si è servito di lui come strumento della sua volontà, come rivelazione del suo divino potere.  A questo proposito giova ricordare che allorquando Marconi compì  i grandiosi impianti radiofonici della Città del Vaticano, il Santo Padre gli rivolse  paterne parole Colle quali esprimendo il suo compicimento per le opere  eseguite da questo figlio prediletto  dalla Divina Provvidenza, invocava le benedizioni celesti su tutti coloro che avevano comunque contribuito a quella importante installazione.

( da “IL BOLLETTINO PARROCCHIALE di Agropoli di giugno 1935)
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domenica 17 febbraio 2013

Recensioni


Recensioni
“FATENE PARLA’”
POESIE, DETTI E PROVERBI CILENTANI
di  Bonaventura Di Matteo

Un libro in elegante veste editoriale ( L’Opera editrice, di Sessa Cilento), stampato dalla Digital press di S.Maria di Castellabate, con alcune foto a colori, autore Bonaventura Di Matteo, mio coetaneo, (febbraio 1947 lui, febbraio 1941 io), chiaramente autobiografico e ricco di esperienze di vita nel Cilento, è un libro che si fa leggere tutto d’un fiato. Nella prefazione Amedea Lampugnani scrive:”… Per Bonaventura il vernacolo diventa lo strumento ed il mezzo ideale per meglio esprimere e riproporre, intatte, tutte le emozioni ed i sentimenti dell’animo umano e per restituirci un passato ormai scomparso ma mai dimenticato. Toccante è la sua esortazione a tutti i cilentani costretti a vivere lontano dalla propria terra per lavorare: nun te vreognà”, dice l’autore, non ti vergognare delle tue semplici e umili origini, perché la tua terra, per quanto difficile e povera, ti ha generato e la sua selvaggia bellezza ti rimarrà sempre nel cuore. Gaetano Marabello nella prefazione annota:”…Il mondo di Bonaventura Di Matteo non resta fermo al passato, ma vive ancora nel presente offrendo ai giovani d’oggi la risorsa e la speranza per un futuro migliore, più giusto, dove ci sia sempre posto per l’amore per la propria terra, per la famiglia, per il rispetto reciproco, la solidarietà, i sogni, il lavoro, l’umiltà, il coraggio, la coerenza.” Ad un certo punto Di Matteo dice:”Lasciate parlare i vecchi…” E’ naturale che per vecchio si intende saggio. Il senato, che risale alle origini della vita democratica, era composto da anziani. Ed a questo mi sento molto vicino all’autore proprio perché condividiamo molte cose: l’età anagrafica, la passione per la poesia, l’amore per il Cilento, anche se nessuno di noi due è nato nel Cilento. Ma forse proprio per questo l’amore verso la terra che ci ospita è così grande da spingere entrambi a scrivere in dialetto cilentano, di riportare alla memoria storica dei giovani l’antica Civiltà contadina del Cilento, con le sue poesie, i racconti, i proverbi, gli usi e costumi, l’enogastronomia. Proprio per questo condivido l’espressione ed il contenuto.

Catello Nastro
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sabato 2 febbraio 2013


L’UORZO  ‘NTUSTATO

Ne li tiempi antichi a lu’ Celiento,
nun ‘ngè stia lu barro ca’ facìa lu cafè,
ma  ‘nu magazzino chiammato la cantina
addò nun se vivìa cafè ma sulo vino.
Chi vulìa veve ‘na tazzuledda re’ cafè,
se l’avià priparà cumm’oje se face cu lu’ thè.
L’uorzo ‘ntustato  ‘nzimma a li ggrauni,
rint’à lu macenieddo macinato,
cu’ nu cucchiaro re mèlo re campagna,
cu’ ‘na scafarea re latte re vaccina,
‘ngaurata ‘nzimma a lu’ fucone,
era quase sempe la prima culazzione.
Pure la sera li vicchiarieddi re campagna,
 a lu posto re fa lu magna magna,
ca’ nun li facìa rorme la notta,
la sera se faciano ‘na zuppa r’uorzo,
cu’ ‘nu vascuotto spunzato
e nu cucchiaro re melo:
tanto pe’ cunzulà lu’ palato.
La notte rumbavano tutti,
rint’à la casa re campagna,
e alla matina ampresso accummenzao
cu’ nu cucchiaro ‘e mele lu’ magna, magna.

Catello Nastro

*******

TRADUZIONE AD SENSUM
Nel secolo passato, fino agli anni ’30, nei paesini dell’alto Cilento non esistevano i bar ma solo cantine che fornivano al consumatore quasi sempre vino. L’orzo tostato sostituiva il caffè, ma veniva spesso accompagnato da latte e miele naturale di api. A questo si poteva aggiungere il pane duro (lu’ vascuotto), un pane  infornato due volte che in questa zuppa si “spunzava” creando un piatto, col latte e col miele, genuino, facilmente digeribile dai bambini agli anziani, come colazione e come  cena.  Questo piatto, abbondante, sostituiva spesso la colazione e la cena.

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L'orzo tostato


L’UORZO  ‘NTUSTATO

Ne li tiempi antichi a lu’ Celiento,
nun ‘ngè stia lu barro ca’ facìa lu cafè,
ma  ‘nu magazzino chiammato la cantina
addò nun se vivìa cafè ma sulo vino.
Chi vulìa veve ‘na tazzuledda re’ cafè,
se l’avià priparà cumm’oje se face cu lu’ thè.
L’uorzo ‘ntustato  ‘nzimma a li ggrauni,
rint’à lu macenieddo macinato,
cu’ nu cucchiaro re mèlo re campagna,
cu’ ‘na scafarea re latte re vaccina,
‘ngaurata ‘nzimma a lu’ fucone,
era quase sempe la prima culazzione.
Pure la sera li vicchiarieddi re campagna,
 a lu posto re fa lu magna magna,
ca’ nun li facìa rorme la notta,
la sera se faciano ‘na zuppa r’uorzo,
cu’ ‘nu vascuotto spunzato
e nu cucchiaro re melo:
tanto pe’ cunzulà lu’ palato.
La notte rumbavano tutti,
rint’à la casa re campagna,
e alla matina ampresso accummenzao
cu’ nu cucchiaro ‘e mele lu’ magna, magna.

Catello Nastro

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TRADUZIONE AD SENSUM
Nel secolo passato, fino agli anni ’30, nei paesini dell’alto Cilento non esistevano i bar ma solo cantine che fornivano al consumatore quasi sempre vino. L’orzo tostato sostituiva il caffè, ma veniva spesso accompagnato da latte e miele naturale di api. A questo si poteva aggiungere il pane duro (lu’ vascuotto), un pane  infornato due volte che in questa zuppa si “spunzava” creando un piatto, col latte e col miele, genuino, facilmente digeribile dai bambini agli anziani, come colazione e come  cena.  Questo piatto, abbondante, sostituiva spesso la colazione e la cena.

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venerdì 1 febbraio 2013

interessante mostra ad agropoli


DIECI ANNI DELLA NOSTRA STORIA
(1939 – 1949)

Interessante mostra di documenti cartacei dal titolo “Dieci anni della nostra storia: 1939 – 1949” nella Sala Parrocchiale Giovanni Paolo II ad Agropoli, dall’1 al 6 febbraio 2013. L’evento ha visto il patrocinio della Città di Agropoli, del Forum dei giovani, del Centro di Aiuto alla Vita, che l’ha organizzata, della Diocesi di Vallo della Lucania, della Parrocchia S.Maria delle Grazie di Agropoli, della “XXXV Giornata Nazionale per la Vita”, dal 1 al 6 febbraio 2013. Orario di apertura dalle ore 9 alle 12,30 e dalle 16 alle 19,30. L’ingresso è gratuito. In esposizione 315 giornali dal 1939 al 1949, 99 manifesti dello stesso periodo, bandiere della nazioni coinvolte nel conflitto, foto dello sbarco alleato tra Paestum ed Agropoli. L’esposizione risulta particolarmente interessante per le nuove generazioni che in tale maniera possono meglio comprendere il significato della parola “guerra”. La mostra è stata organizzata in occasione del “65 Anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani 1948 – 2013. Inoltre, domenica 3 febbraio 2013, alle ore 19,30, nella attigua Chiesa di S.Maria delle Grazie, “CONCERTO PER LA VITA”, eseguito dal “Coro Polifonico Euterpe”. Ci congratuliamo con gli organizzatori per il grosso spessore culturale delle manifestazioni e la massiccia partecipazione di appassionati e di quanti operano nel campo della Solidarietà nel nostro paese.

Catello Nastro
agropolicultura.blogspot.com