mercoledì 25 giugno 2014

LADRI DI LUNE

LADRI DI LUNE

Nel cielo sereno
e conciliatore di sogni notturni
di innamorati romantici
abbracciati su una panchina
del lungomare di Agropoli,
è scomparsa la luna
nel profondo oscuro della notte.
Saranno stati certi politicanti
avvezzi a siffatti misfatti,
ladri interplanetari
prezzolati dalla camorra,
l’odio del mondo che ancora
non ha capito cos’è l’amore,
abitatori di un altro pianeta
nella sua miseria senza luna
e senza amore intervallato
da romantici amplessi,
esseri misteriosi e meccanici,
automi in cerca di innovazioni,
fantasmi di innamorati
che hanno confuso l’amore col sesso,
prezzolati convegni a guisa di vecchi casini,
incontri di sentimenti distorti
dal galoppante materialismo.
Sconfitta, la luna scompare tra le nuvole
periti o soppressi ed inquinati
da semplici contatti epidermici
suffragati da interventi romantici,
frastornati, gli amanti ripensano
al primo amplesso al chiaro di luna.
Fra poco sorgerà il sole ed illuminerà
anche l’amore dei titubanti.


Catello Nastro

domenica 22 giugno 2014

INNOVAZIONE E RECESSIONE

INNOVAZIONE E RECESSIONE
Se ne discute al Parlamento, nei sindacati, nelle aziende, negli enti pubblici e privati, per non parlare del salumiere sotto casa, doppiamente danneggiato dalla recessione, perché i clienti sono diminuiti e spendono con parsimonia, nonché dall’ipermercato che fa le offerte speciali. Fortunatamente ci sta una larga fetta di consumatori che gradisce mangiare poco e buono ed è ancora legata ai vecchi schemi commerciali della salumeria e preferisce mezzo chilo di prodotto genuino, venuto dalla vicina campagna, piuttosto che un prodotto industriale proveniente dalla Cina o da altre zone industrializzate. Molti prodotti industriali, come d’altro canto quelli non alimentari, vengono soggetti a controlli sommari. L’economia internazionale lo impone. La legge di mercato impone al produttore di vendere a prezzi competitivi, cosa che deve fare anche il dettagliante, soprassedendo su controlli vari. Tanto l’aspetto del prodotto industriale, chimicamente trattato, è migliore di quello genuino soggetto a facile deterioramento. Mi spiego meglio… Un prodotto alimentare locale, a base di latte, pesce o carne deperisce in minor tempo che un prodotto genuino, cioè non trattato con conservanti e diavolerie similari. Se nel frigo la bistecca dopo un mese non marcisce significa che è stata trattata. Tenga conto il lettore che, oltre mezzo secolo fa, per pagarmi gli studi all’Università, lavoravo nel caseificio di mio padre. Allora non esistevano conservanti ed  il  prodotto doveva essere venduto e consumato nello spazio delle quarantotto ore. Trascorso tale tempo veniva salato ed essiccato per sostituire il formaggio da grattugia. Neanche il siero del latte con avanzi di ricotta veniva buttato, ma usato per l’allevamento del maiale e per la produzione di ottimi e genuini salumi. Tornare indietro non si può. Controllare quello che si mangia e si beve, al contrario, si può. Nella società dei consumi si può ancora salvare il salvabile. Basta usare la coscienza, la nuova tecnologia, l’innovazione, il buon gusto di  una volta… Per concludere, torniamo al territorio nel quale viviamo ed operiamo: il Cilento ed Agropoli in particolare. Visitate le varie  sagre che si tengono in molti paesi  interni del territorio. Gusterete la cucina dei nonni, tra musica, canti, folklore, aria sana, tanta ospitalità ed allegria. Benvenuti al Sud! Benvenuti nel Cilento e Buone Vacanze a tutti i miei lettori.

Catello Nastro

giovedì 12 giugno 2014

ABITAVO CON LE AQUILE

ABITAVO CON LE AQUILE

Su cime toccate dal sole
e da terribili tempeste,
 in un alternarsi  incalzante
di  libere stagioni
diversificate da fenomeni
imperscrutabili  al tizio
generico ed approssimato,
fino a quando la civiltà dei consumi
mi ridestò dal dolce torpore.
Ora che sono sceso in pianura,
cerco di convivere con gli avvoltoi,
sempre all’affannosa ricerca
di nuove prede ed esseri indifesi.
Vorrei ritornare in cima tra le aquile
ma anche a loro hanno spezzato
le ali della loro libertà.


Catello Nastro

mercoledì 4 giugno 2014

GENERAZIONI

  1. GENERAZIONI
  2.  
  3. Prima di diventare nonno ero padre e prima ancora di essere padre ero figlio. Innanzitutto auguro a tutti i miei lettori di diventare padri e nonni nella serenità e nella tranquillità normale. Il ruolo di padre e di nonno, nell’antica civiltà contadina del Cilento, era qualcosa di sacro ed inoppugnabile. Oggi il sistema è cambiato … ma certamente non è cambiato il rispetto verso i genitori ed i progenitori. Nell’antica civiltà contadina del Cilento, come pure in molte altre, il nonno, anche se mezzo rincoglionito dall’età e dal lavoro nei campi, sedeva sempre a capotavola. E questo stava ad indicare il suo dominio morale sulla famiglia, composta talvolta non solo da tre generazioni, ma da una ventina di membri. Il nonno era il capo spirituale della collettività familiare. Anche se mezzo rincoglionito il suo parere contava … e come contava, in una sacralità arcaica di cui oggi si sono perdute le tracce. La famiglia, intesa nel senso di comunità collettiva, più o meno allargata, aveva una scala gerarchica che comprendeva nonni, padri, figli, nipoti ed in taluni sporadici casi anche pronipoti. Questo, naturalmente quando il capostipite diventava quasi centenario. Allora non esistevano centri sociali o case di riposo ed il nonno veniva accudito nella cascina, da tutta la famiglia, fino all’ultimo respiro. Oggi ci sono le case di riposo che dovrebbero sostituire la famiglia. Ma se si parte da questo banale preconcetto, si cade in un vicolo cieco dal quale è difficile uscirne. Il nonno è un essere umano, nato tempo addietro, diventato padre ed infine nonno, come capogruppo di tre o quattro generazioni. I suoi interessi sono il progresso della famiglia composta da figli, nipoti e talvolta pronipoti. Oggi il nonno viene confuso come un distributore di monetine frutto di un’antica pensione che, a causa della recessione economica, non permette grosse elargizioni verso le ultime generazioni, non sempre protese alla produzione quando alla consumazione di una pensione ridotta all’osso da una incalzante recessione globalizzata. Il nipote ed anche il figlio non possono essere sponsorizzati con assiduità dalla pensione o dai risparmi del nonno. E’ naturale che questo danaro non guadagnato dagli eredi col sudore della propria fronte verrebbe speso per motivi goderecci, sempre in agguato per le generazioni del terzo millennio. Quando poi si entra nel contesto delle dipendenze, il discorso assume maggiore drammaticità. Le vie d’uscita da percorrere sono tante: lo sport, la solidarietà, l’investimento produttivo ma lecito, l’arte, la cultura, la tecnologia di ultima generazione, le innovative gestioni artigianali e commerciali, o anche artistiche, inserite in un mercato sempre più rarefatto ed esigente, ma, comunque, aperto alle innovazioni. Il nonno al computer ed il giovani alla produzione agricola o artigianale di qualità, possono convivere in una vita simbiotica per il progresso sociale e per l’incentivazione al lavoro manuale, a cui molti giovani coraggiosi del territorio tendono, quasi sempre con successo per una migliore qualità della vita, una migliore qualità degli investimenti pubblici o privati, con una produzione valida e competitiva nel territorio ed oltre.
  4. Catello Nastro

lunedì 2 giugno 2014

Uomo libero, tu amerai sempre il mare

UOMO LIBERO, TU AMERAI SEMPRE IL MARE

Martin Meazza, cittadino inglese, da tempo ospite della nostra cittadina, in compagnia di due fedeli cani, ha posto fine alla sua esistenza terrena nel porto di Agropoli, dove viveva da anni benvoluto dai pescatori, dai conoscenti e dagli amici del centro storico della cittadina capoluogo del Cilento. Lo conoscevo solo di vista e notavo nel suo volto una rassegnazione intervallata per l’affetto dei due amici a quattro zampe che lo seguivano ad ogni passo. Ad Agropoli era benvoluto da tutti. Ma Martin Meazza si portava addosso un bagaglio di violenze subite dalla guerra e dalla comunità internazionale a volta ingiusta per modi di agire, di fare, di imporre, di condannare senza alcuna alternativa di appello. Agropoli, come accolse me e la mia famiglia nel lontano 1951, ha accolto anche il povero Martin, che, da cittadino inglese era diventato cittadino del mondo, non sempre giusto. Tempo addietro aveva espresso il desiderio di essere cremato e le sue ceneri sparse nel mare. Ma non è stato per il momento possibile. Ai funerali gli amici pescatori e molti di coloro che lo stimavano per la sua libera scelta di vita. L’amore per il mare, per la cittadina che lo ospitava, per i due cani amici unici in una vita simbiotica e mista di emarginati, definiva il suo modo di vivere nell’amore e nel rispetto dei pescatori e dei frequentatori del porto. Agropoli, una volta blindata per difendersi dagli attacchi dei Saraceni, si è mostrata aperta e solidale con questo sfortunato. Questo ci dovrebbe portare ad una più serena ed obiettiva definizione della parola “solidarietà. Martin Meazza  ora riposa in pace nel cimitero di Agropoli. Quella pace che andava cercando e che ora finalmente ha trovato. E col vecchio detto “Uomo libero, tu amerai sempre il mare…”  ospitiamo Martin nell’eterno riposo, ricordando la sua riservatezza ed anche la sua sfortuna. Addio Martin!!!

Catello Nastro