domenica 4 maggio 2014

LA SPARA O LU TORTANO RE PEZZE

LA SPARA O TORTANO RE PEZZE

La “spara”, in dialetto cilentano, o almeno  nel dialetto dei paesi del Cilento, che poteva variare da un paese distante anche pochi chilometri, proprio perché le vie di comunicazione, nell’800 e nel 900 non erano come quelle di oggi e nemmeno come quelle dei paesi napoletani che erano facilmente raggiungibili per le strade più agevoli, per la presenza di ponti, anche se rudimentali e per via mare. Tralasciamo la linea ferroviaria Napoli – Portici – Castellammare di Stabia, dove nacqui nel 1941, in tempo di guerra che permetteva più facili collegamenti tra un paese e l’altro. Fatta questa premessa, annotiamo il fatto reale. L’altra sera, nel mio studio di Via Filippo Patella ad Agropoli, nel centro storico della cittadina capoluogo del Cilento, si è presentato un vecchio conoscente scolastico per notificarmi che “lu’ tortano re pezze”, usato in un mio articolo, in cilentano si chiamava “spara”. E’ d’uopo  spiegare che quando le donne della vecchia civiltà contadina del Cilento  dovevano trasportare un carico pesante magari per diecine di metri, si mettevano una “spara” in testa per equilibrare il peso e per proteggere la scatola cranica. La spara era, quindi, una specie di ciambella fatta con stracci che permetteva alla massaia di trasportare in bilico sulla testa il peso  di una cesta di frutta raccolta in campagna, la legna per il camino, prodotti alimentare e, nel caso specifico il mobilio della sposa perché allora l’IKEA non era stata ancora inventata. In dialetto cilentano la “spara” è una “ciambella di stracci” per facilitare, quindi, un peso sulla testa senza danneggiare il contenuto cranico. Premesso quanto sopra, i miei articoli non sono diretti solo al popolo cilentano ma anche a quei trentamila lettori, di ogni parte del mondo che attingono notizie – anche se personali ed approssimate sul Cilento negli anni passati. Parlare di purismo della lingua non si può, proprio la difformità tra una paese all’altro, magari distante pochi chilometri è evidente. Perciò, caro lettore, ringraziandoti della rettifica, ti annoto un episidio che capitò a Fidia, il grande scultore greco.  Un ciabattino vedendo una sua scultura gli fece notare che i calzari non erano appropriati. Lo scultore gli diede ragione ed il ciabattino, orgoglioso della scoperta gli fece notare che anche la proporzione delle gambe era sbagliata. Il grande scultore greco gli rispose:” Tu fai il ciabattino e limitati a giudicare i calzari. Alla proporzione del corpo baderà qualcun altro…


Catello Nastro

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