mercoledì 30 aprile 2014

La scomparsa di Igino Serrapede
L’ULTIMO ARTIGIANO EBANISTA DI AGROPOLI


Confortato dall’affetto dei familiari, umilmente e cristianamente, così come visse, Igino Serrapede è volato al Signore.  Aveva 85 anni ma ancora tanto entusiasmo per il lavoro e la famiglia, i cardini essenziali sui quali roteava la sua vita di semplice artigiano - artista. Ricordo ancora quando andavo da lui o dal figliolo Franco, che ha preso il posto paterno nella piccola azienda familiare, per chiedere qualche consiglio nel campo dell’antiquariato. Ed egli era sempre e gratuitamente a disposizione alle mie richieste con consigli e suggerimenti che denotavano una vita vissuta  dedicata all’amore per la costruzione di mobili d’arte come si facevano nel secolo scorso. Anche la via Filippo Patella, fino ad alcuni decenni fa, ospitava un gruppo di falegnami che preparavano l’arredamento per le coppie che decidevano di convolare a giuste nozze. Quando il mobilio era completo, con una processione di amici e parenti, con forzute giovincelle che caricavano sulla testa, dove avevano sistemato “lu tortano re pezza” una specie di ciambella fatta di stracci per sopportare meglio il peso del pezzo del mobile che veniva portato fin dentro la  camera da letto dei promessi sposi e di poi veniva assemblato e rifinito da “lu masturascio” per rimanere  anche per due o tre generazioni. Lu “tortano re pezza” veniva usato anche dalle giovani che andavano a lavare i panni nelle  acque del fiume Testene nei tempi in cui scorreva pulita ed incontaminata. I panni lavati e strizzati  venivano rimessi nel capiente cesto di canna per essere portati a casa ad asciugare dal sole per completare il prezioso e modesto corredo che doveva servire per molti anni. Il falegname del tempo misurava  la superficie della stanza da letto, tenendo conto di porte, balconi e finestre e poi procedeva alla costruzione del mobilio della sposa che veniva montato, come detto più innanzi, direttamente sul posto dove doveva restare anche per oltre un secolo. Molti di questi pezzi vengono restaurati ed usati da nipoti e pronipoti come veri e propri pezzi di antiquariato, spesso frutto dell’artista artigiano del tempo, ebanista quando creava delle vere e proprie opere d’arte, pezzi di alta ebanisteria. Addio Igino, gli amici ti ricorderanno sempre con grande affetto.


Catello Nastro       

venerdì 25 aprile 2014

INNO ALL'AMORE

INNO ALL’AMORE

E’ un poco come l’Inno Nazionale. Quello che penso tutti voi conoscete. Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, eccetera eccetera. Prima l’orgoglio di essere umano sul vero e proprio senso della parola, secondo l’appartenenza ad ideali patriottici  in continua evoluzione in maniera da diventare il credo dei popoli civili della terra. Terzo l’appartenenza alla comunità recente, quella in corso, in parole povere, pur avendo raggiunto la terza età che, a mio avviso conferma gli ideali politici, o quanto meno presunti tali. Oggi ci troviamo in una grossa confusione politica. E se i problemi di casa nostra sono facilmente e pacificamente risolvibili, quelli della altre nazioni, appartenenti al pianeta terra, presentano spesso problemi frutto di rigurgiti politici e dittatoriale che noi, nati durante la seconda guerra mondiale ben conosciamo. Sia ben chiaro – ma il lettore attento ed oculato delle mie esternazioni senili – avrà già compreso forse perché avvezzo alla lettura dei miei pensieri estemporanei nei quali sovente è difficile trovare la testa e la coda. Forse il mio pensiero libero sarà pure libertino, ma la chiave d’ingresso rimane sempre la medesima. Ebbene, io sono convinto che l’amore è una forza costruttiva nella vita dell’uomo, l’odio è una forza distruttiva e oltrepassa, in molti casi il processo costruttivo di civiltà, marcandolo e contaminandolo come un “virus” di informatica conoscenza. Ogni composizione, poetica, letteraria, saggistica o opinionista, ha il suo peso in questa vicenda virtuale ed informatica. Varie orchestre con vari strumenti e strumentisti, in vari teatri del pianeta, eseguono il concerto alla vita. Si tratta, nella maggior parte dei casi di un’opera prima, presentata al mondo informatico in una maniera semplice, schietta ed originale, una maniera da gustare appieno tutto il concerto eseguito da strumentisti più  o meno bravi. E’ ovvio che il concerto non ha altri scopi de non quelli di affratellamento dei popoli di religione, razza, provenienza geografica e credo religioso diverso, di fratellanza cosmica, di amore universale. A questo punto bisognerebbe parlare di amore come forza costruttrice della civiltà e di odio, sotto qualsiasi forma, come forza distruttrice. Sta a noi fare un’equa valutazione e scegliere la frontiera da difendere.  Quindi entra in ballo il direttore d’orchestra massimo, Dio, e l’esecutore della sua volontà cristiana, mediocre esecutore della sua volontà, lo scrittore, e più nella fattispecie l’esecutore d questo scritto, cioè lo  scrivente, normale esecutore delle volontà, dei dettami e delle regole civili a cui viene sottoposto per diffonderle. Su supporto cartaceo era più difficile, ma oggi, col mezzo informatico riesce più semplice, più facile ed anche più economico, presentare al pubblico dei lettori, le proprie esternazioni.  Comunicare, a mio avviso è importante, anche attraverso i canali della nuova tecnologia informatica. Sia ben chiaro che anche di questo nuovo processo tecnologico se ne può fare uso cattivo o buono.  Il nostro rientra senza dubbio nella seconda categoria. Proprio perché l’unico interesse in ballo è avulso da sotterfugi politico-sociali e religiosi.  Dopo questa ampia premessa, interrotta alla seconda pagina di un libro ben più voluminoso, lasciamo ai lettori la soluzione, il commento,  il dibattito.


Catello Nastro 

lunedì 7 aprile 2014

STRANIERI, IMMIGRATI, PROFUGHI

STRANIERI, IMMIGRATI, PROFUGHI

Sono tre vocaboli che bisognerebbe eliminare da tutti i dizionari, di qualsiasi lingua, di qualsiasi nazione, di qualsiasi religione, di qualsiasi provenienza geografica. In una società multietnica e multirazziale significa che già enormi passi sono stati compiuti. A dire la verità, naturalmente, senza pressioni politiche, di razza, di colore della pelle, di credo religioso. Una società multietnica e multirazziale che cerca spazio e lascia spazio ad una visione cosmica del creato. Il rispetto per le usanze e le tradizioni, il credo politico e religioso, talvolta possono rappresentare un elemento importante nell’integrazione tra i popoli della terra. Sia ben chiaro che la cultura, la vera fede religiosa, qualunque sia, applicata secondo le sue regole originali può contribuire al miglioramento del rapporto multietnico e multirazziale. Analizzando la storia degli emigranti italiani nelle fabbriche americane o nelle miniere del Belgio, a forza di cose ci sovviene la nostra emigrazione interna. Anche lo scrivente, dopo la laurea in lettere, dovette emigrare in Piemonte e, vi posso assicurare, fece onore al paese d’origine. Altri emigranti sono stati meno fortunati. In tempo di globalizzazione, il fenomeno diventa mondiale. L’esportazione di personale altamente qualificato, oggi, fa onore alla nostra nazione. I nuovi immigrati provenienti dall’Africa e dall’Asia, spesso da paesi con turbolenze intestine, si adeguano facilmente nel territorio italiano nell’agricoltura e nell’artigianato. Ma le menti straniere “eccellenti” hanno anche possibilità di emergere e primeggiare nei vari settori. Sia ben chiaro che in tale campo regna ancora un caos che non permette  un equo utilizzo di menti e mano d’opera con capacità innovative. E poi non è detto che la diversità porti ad una crisi dello stato. Manovalanza e menti nuove possono risultare positive per il progresso dello stato ospitante. Anche i matrimoni di coppie di colore della pelle diversa rappresentano per il popolo una ricchezza ed una grossa apertura mentale, e non certamente un succube declino di una civiltà leader a livelli internazionali in ogni forma espressiva ed evoluzione sociale.


Catello Nastro