domenica 27 ottobre 2013

RELIGIONE. TRA SPRECO E SOLIDARIETA'

RELIGIONE: 

TRA SPRECO E SOLIDARIETA’


Sono – e lo sono sempre stato – un cattolico. Credo in Dio e spesso le mie preghiere e le mie riflessioni sulla Fede sono in dialetto napoletano. La Fede è universale come universale è – o meglio dovrebbe essere, - la Fede nelle sue varie sfaccettature. In un paese che ospita e da lavoro a migliaia di stranieri ( che brutta parola!!!) che hanno trovato rifugio, politico o sociale, o solamente economico, nella nostra penisola. Parlo di entità geografica e non certamente politica altrimenti bisognerebbe iniziare una diatriba di ordine partitistico , razziale e massimamente religioso. Quattro ottobre 2013, festa di San Francesco, il Santo dei poveri, nel paese nel quale vivo, Agropoli, in provincia di Salerno, tra Paestum e Palinuro,  da oltre mezzo secolo e dove nella stupenda baia di Trentova si ospita lo scoglio dal quale San Francesco predicò ai pesci perché la popolazione del posto non volle ascoltarlo. Storia o leggenda? Chi lo sa…Un evento drammatico si verifica in mare di Sicilia. Una barca di emigranti in Italia. Muoiono centinaia di persone: giovani, donne e bambini. Il Papa Francesco indice il lutto nazionale. Ma alla processione del Santo dei poveri per il paese ci sta tanto di banda musicale per rallegrare la processione . Ma non  basta. A mezzanotte i fuochi artificiali, costati migliaia di euro. per rallegrare gli abitanti del posto, inquinare il mare, terrorizzare cani ed altri animali, svegliare i bambini dal sonno. Nei fondi-offerte dei fedeli si trovavano anche i miei miserabili cinque euro erogati e sottratti alla mia pensione di ex impiegato statale.  Sia ben chiaro che, al momento del modesto contributo non prevedevo un dramma umano di tali proporzioni. Anche Sua Santità, Papa Francesco, aveva sottolineato più volte il dramma e la possibilità di alleviare le pene di quei poveri disgraziati riusciti a sopravvivere ad un “incidente” casuale, ma non troppo. Un grosso pasticcio da coinvolgere emigranti in cerca di fortuna, disperati del mare alla ricerca di un lavoro anche umiliante, pur di garantire il sostentamento o almeno la sopravvivenza del nucleo familiare. Sia ben chiaro che non c’è l’ho contro il comitato festa, che non ha fatto altro che seguire una prassi, un rito che già da anni non condivido. Quando insegnavo a San Francesco al Campo, in provincia di Torino, dopo la processione, non si sparavano i botti anche perché ci trovavamo sotto la pista di decollo dell’aeroporto di Caselle, ed i fuochi artificiali potevano ostacolare il traffico aereo o addirittura danneggiarlo. Una balera sulla piazza, il liscio, ed infine panini con salsiccia e vino “ad libidum” per tutti i partecipanti. Sparare i fuochi artificiali sulla spiaggia della marina, non è salutare per i pesci (specialmente i fuochi al fosforo)e i pipedi esseri umani. Significa solo inquinare l’aria, il mare, terrorizzare cani, non far dormire i bambini e svegliare gli anziani che vogliono dormire. Inoltre i fondi potrebbero essere destinati per altri scopi nel mondo della solidarietà umana. E ce ne sono, ve lo posso garantire. Aiutare il prossimo significa anche questo. Ed aiutare il prossimo è un’opera cristiana voluta da Cristo, da San Francesco e da Papa Francesco. Meditate, gente. Meditate!!!


Catello Nastro

lunedì 14 ottobre 2013

MISTER PARKINSON

MISTER PARKINSON

Nella mia vita ho incontrato barriere insormontabili rappresentate da persone o cose che stavano in netta contraddizione con la mia teoria dell’esistenza umana. Le battaglie  combattute sono state molte: contro nemici inesistenti, come  Don Chisciotte  contro i mulini a vento, come il bambino vittima delle favole del terrore che gli venivano propinate da avi ignoranti ed un poco stronzi. Avvicinandoci ai tre quarti di secolo tutti questi mostri passano in secondo piano. Vengono a lasciare ai nuovi mostri della cosiddetta terza età. Pinocchio, Cenerentola ed il Principe Azzurro se ne vanno  in pensione, mentre arrivano dalle nazioni straniere i nuovi mostri. Ultimo arrivato un nuovo mostro, forse preveniente dalla Britannia, che si chiama Parkinson. Certamente non è un nobile. Ci mancasse pure… Esso si impadronisce, come un immondo virus informatico, dei dati del nostro cervello, acquisiti in oltre settanta anni di ricerca, studio e conoscenze e li cancella a tal punto da farci dimenticare di comperare il pane quotidiano come ordinato dalla consorte, numeri di telefono, indirizzi di amici e parenti, portare nel portafogli i dieci euro per fare la spesa. Quando vedi un amico rivisto magari dopo venti anni e non lo riconosci, magari è giustificabile, ma quando questo amico il giorno dopo ti saluta e tu magari rispondi senza averlo riconosciuto, il problema diventa serio. Sia ben chiaro che ognuno di noi, arrivato ai tre quarti di secolo, di vicissitudini  ne ha passate parecchie, ma il nemico sopracitato diventa così subdolo da ferirti, cioè da farti fare delle magre figure con gli amici. Non si tratta di essere diventato uno smemorato di Collegno, oppure un diversamente abile nella conoscenza, specialmente quando ti trovi di fronte a delle persone, magari di storica antipatia che più volte ti annotano:” Possibile mai che non ti ricordi di me???”. Magari fosse una  bella donna sarebbe stata memorizzata anche con antivirus. Ma il tizio conosciuto magari alla sagra della porchetta di dieci anni fa, in un paese interno e collinare del Cilento, nel frastuono della banda musicale ed in mezzo a duemila persone affamate prima del pasto o ubriache di vino primitivo dopo, non può pretendere di essere riconosciuto, proprio perché Mr Parkinson consente la conoscenza solo entro certi limiti. L’essere umano è imprevedibile, come il suo futuro e la gestione delle sue azioni anche nella terza età. Sorretto dalla Fede e dalla Ragione deve combattere contro questo subdolo nemico. Per riconoscere la propria presenza cristiana, la sofferenza sia fisica che morale, il coraggio di continuare a lottare dalla parte del giusto anche se ha poche forze da schierare in campo. Anche gli esiti della battaglia sono in dubbio. Ma la dignità umana spinge a lottare fino alla fine.


Catello Nastro

sabato 12 ottobre 2013

DON PEPPO 'O PIZZAIUOLO

DON PEPPO ‘O PIZZAIUOLO

Don Peppo, ‘o pizzaiuolo arreta ‘o vico,
ha perze tutte ‘e cliente
e nun tene manco cchiù n’amico.
‘E  sere all’inverno appiccia ‘o furno,
ma sulamente per se scarfà.
Cerca ‘e sparagnà pure ‘ngoppa
‘o lignammo c’arde dint’ò furno.
‘E maligne vanno ricenno
ca’ usa pure ‘e cascie ‘e muorte
pe’ fa ‘o furno allummà.
Pure pe’ sparagnà accatta
‘a robba fracete da ra’ ‘a magnà.
Oramaie s’è sparza ‘a voce
dint’ò rione e pe’ tutto ‘o quartiere,
c’à pizza e don Peppo ‘o pizzaiulo
è arroventata overamente pazza.
Nun se sente cchiù addore bello
‘e mare r’alice fresca ‘e paranzella,
o addora ra’ pummarola fresca
appena coveta e ‘a muzzarella
ma ‘nu fetore e saraca fraceta
scurdate nu’ mese intero dint’à tiella.
Pure ‘a farina pe’ affà ‘a pasta,
meza ‘mbagliucculata e fraceta,
fete a tale punto che t’ara appilà ‘o naso.
Nun parlammo poi d’ò magazzino,
ca’ nun canosce ‘a pulizzia ogne matina.
Fete ogne cose dint’à  sta pizzaria,
 ca’ l’autr’iere,  ‘e notte, tre guagliuncielle,
hanno curretto  l’inzegna ca’ steva
‘ngoppa ‘a porta ammiezz’a via.
Hanno cagnato sulamente ‘a “i” ca’ “ u”:
e ‘o posto ‘e leggere “pizzaria”
chiaramente se leggeva “puzzaria”.

Catello Nastro
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mercoledì 9 ottobre 2013

'o scarrafone

 '0 SCARRAFONE
Quanno passo annanz’a munnezza
e te veco ‘o scarrafone,
me fa’ tanta ribrezzo
ca me vene ‘a voglia r’ò schiattà.
Quase, quase mo’ aizo ‘o pero,
e cu’ forza ho voglio scarpisà,
tanto quann’arrivo a casa
‘ngopp’à ll’evere ro’ ciardino,
‘a meza sola me l’aggia ‘mbruscinà.
Chillo appizz’antenne e pare ‘e ricere:
“Ammiezz’à tutta sta’ munnezza,
proprio cu’ mme t’ha vuo’ piglià.
Sient’à mme, vattenne a casa
e ‘a munnezza lassala sta’.
Rint’à munnezza ‘nge stammo
‘nu pucurille tutte quante.
Chisto pe’ me è ‘nu ristorante:
si ho chiureno addò vaco a magnà?”

Catello Nastro

mercoledì 2 ottobre 2013

2 ottobre 2013 festa dei nonni

2 OTTOBRE 2013
FESTA DEI NONNI

Oramai sono quasi tre quarti di secolo  che faccio parte degli esseri umani viventi, essendo nato il 12 febbraio del 1941, come oramai sanno la quasi totalità dei miei lettori, sia su supporto carteceo che su quello informatico. In parole povere sono un pensionato dello stato, nato in tempo di guerra nel lontano 1941. Innanzitutto ringrazio Iddio Onnipotente di essere giunto quasi ai tre quarti di secolo. Oggi due ottobre 2013 è quindi anche la mia festa. Nella maggior parte dei casi essere nonni significa anche essere pensionati...e fortunati. Fortunati doppiamente: per la pensione, ma massimamente per i nipoti che ti danno man forte per consumarla. Il regalo più grande che ti possono fare i nipoti è la loro presenza, la loro compagnia. Anche se alla fine delle festa casereccia il regalo lo fai tu a loro e non loro a te. Ma la loro presenza, il loro affetto, la loro gioventù, la vivacità e la gioia di passare qualche ora coi nonni, rappresenta uno dei valori umani più indiscussi. In tutta questa vicenda è la nonna la più interessata ed impegnata alla gestione della situazione. Pranzo o cena, parco perché in tempo di recessione, si protraggono per ore. Acqua minerale per la nonna, Coca Cola per i nipoti e Sangiovese per il nonno, figli e generi compresi. La festa dei nonni, di recente invenzione, si aggiunge alla festa degli innamorati, a quella dei papà, a quella della mamma. Tutte sono importanti e si raggruppano nell’ultima invenzione globale: la festa della famiglia. E’ organizzata dalle parrocchie che raccolgono centinaia di fedeli. E qui si raccolgono interi gruppi familiari attorno ad un tavolo, all’aperto, per mangiare assieme ma anche per ringraziare il Signore per questa festa della famiglia. Sebbene in crisi, fortunatamente in non molti casi, la famiglia ha ancora la forza di riunirsi e festeggiare. Proprio come avveniva nella vecchia civiltà contadina del Cilento, e di altre naturalmente,nelle occasioni di grandi feste. Al pranzo o cena “fai da te” si passa alla pizzeria, alla tavola calda, al ristorante, all’azienda agrituristica, magari con pernottamento: I tempi sono cambiati ed i nonni, in tale occasioni sono portati a fare esperienze che ai loro tempi certamente non sognavano nemmeno. Molti, in tali occasioni, contano gli anni. Ma non è la quantità della vita ch conta, ma la qualità. Abbiamo parlato di valori, geneticamente modificati ma certamente non cambiati nella loro essenza primordiale. L’amore per la famiglia è alla base di tutto. L’amore dei nonni per la famiglia è gratificante per gli stessi nonni ed altamente educativo per la società dei giovani. Evviva i nonni!!!


Catello Nastro